Decenni di disastri, esondazioni che puntualmente anche due, tre volte all’anno che hanno messo in ginocchio uno dei quartieri più popolosi di Milano, quello di Niguarda dove sotto scorre il fiume Seveso, malamente coperto negli anni 50 e che da allora quasi a ogni temporale è fuoriuscito dai tombini allagando violentemente strade, cantine, negozi, costringendo la popolazione chiusa in casa, o a portare in salvo i bambini delle scuole con i gommoni dei vigili del fuoco. Finalmente si è mossa la magistratura e dopo lunga indagine ha riscontrato che solo 85 scarichi su 1505 sono in regola e che è necessario, da sempre, costruire una vasca di raccolta anti piena. Per questo motivo la procura di Milano che ha studiato ogni esondazione dal 1975 al 2014 ha iscritto nel registro degli indagati per disastro colposo una decina di persone tra cui l’ex governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni, quello in carica Roberto Maroni e l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Con opere adeguate, dice la magistratura, si sarebbero potuti evitare i disagi e gli allagamenti, opere a cui nessuno ha mai voluto mettere mano. Colpa di veti contrapposti, discussioni inutili, competenze rimbalzate fra un ufficio e l’altro. Il tutto grazie a una perizia del professor Luigi Natale dell’università di Pavia che dimostra con calcoli e piani come Regione, Comune di Milano, Autorità di bacino del Po, Agenzia interregionale per il Po, Consorzio di bonifica Villoresi e Metropolitana milanese invece di pensare al bene comune si siano fatti guerra fra loro. Colpa anche dell’amministrazione di Senago dove andrebbe costruita la vasca principale e che ha sempre detto di no.