Tra una settimana Papa Francesco sarà a Milano per la visita pastorale: sarà guidato e condotto dall’Arcivescovo Angelo Scola attraverso i luoghi della città che il Papa ha scelto. Luoghi particolari, non “consueti” e da questi fartelo stesso Scola – intervistato su Repubblica – nel presentare il viaggio di Bergoglio per la sua prima volta a Milano. «Non incontrerà le istituzioni, non vedrà i grattacieli, ma starà tre ore in carcere. La situazione delle carceri gli sta molto a cuore fin dagli anni di Buenos Aires. Visitando i diversi istituti di pena di Milano mi è stato possibile vedere buoni cambiamenti, ma certamente le condizioni di vita di San Vittore restano ancora molto dure: troppe persone da troppo tempo in attesa di giudizio, molti giovani, molti stranieri». L’incontro con le case popolari e la gente comune in crisi nella ricca Milano è una scelta ben precisa da parte di Bergoglio: «Il Papa dice spesso che “il nostro è un tempo in cui tornare all’essenziale”. Come all’inizio del cristianesimo siamo chiamati ad annunciare la gioia del Vangelo a tutti, nessuno escluso. Abolire coi fatti ogni forma di esclusione. È un elemento che sta al cuore dell’annuncio di Cristo. Alla cultura dello scarto è necessario sostituire la cultura dell’incontro, della relazione e della cura. Il Papa parte anzitutto dal fare e poi arriva al dire. E questo risulta evidentemente convincente, come quando il popolo ascoltava Gesù».
Poi il passaggio più forte dove l’Arcivescovo di Milano prova a spiegare cosa ha rappresentato secondo lui l’avvento del papato di Bergoglio su tutta la Chiesa: «Un Papa con questo stile è stato un salutare colpo allo stomaco che lo Spirito Santo ci ha assestato per svegliarci. Quella di Francesco è una pro-vocazione in senso etimologico. Ci rimette davanti alla vocazione cristiana senza sconti. Parte sempre dai gesti, dagli esempi, da una cultura di popolo nutrita da una precisa teologia. Da qui scaturisce il suo insegnamento. Questi elementi vanno visti insieme, altrimenti rischiamo di leggere ideologicamente la proposta del Papa. Francesco affronta le questioni in termini schiettamente evangelici. L’antica tradizione europea patisce dell’intellettualismo che affligge tutto il continente. Quindi dobbiamo camminare, dobbiamo lasciarci cambiare», conclude Scola su Repubblica. Tra sette giorni il viaggio apostolico di Francesco per le terre di Milano, tra l’altro occasione probabilmente per discutere proprio con Scola del successore che a breve Francesco dovrà nominare (il Cardinale ha raggiunto i limiti d’età); secondo Scola serva un Pastore che favorisca il più possibile il processo di semplificazione che è già in atto e metta la sua mente ed il suo cuore su ciò che è essenziale. « consiglierei al mio successore quello che mi disse san Giovanni Paolo II quando mi mandò a Venezia: ‘Ti do un solo suggerimento: sii te stesso’. Io ho tentato di farlo». (Niccolò Magnani)