Caro direttore,
le scrivo perché per una volta ogni tanto credo si possa mettere da parte la lamentela sulle cose che non vanno e aiutare i lettori ad accrescere la consapevolezza delle potenzialità che una società ed un territorio hanno da giocarsi per trainare il resto del Paese fuori dalle secche della crisi. E non per promettere azioni politiche future, quanto per meglio leggere quanto sta già accadendo in una realtà come la Lombardia.
La nostra è la prima regione in Italia nell’industria farmaceutica e del biotech, con oltre il 50% della produzione, degli occupati, e delle sperimentazioni cliniche. Qui la farmaceutica occupa direttamente 28mila persone, a cui si aggiungono 18mila nell’indotto. Siamo anche al primo posto in Italia per numero di Start up innovative (il 21,8% del totale nazionale) e per numero di brevetti depositati: dal 2005 al 2015 se ne contano 190.763, pari al 28% del totale nazionale.
Da qui l’assessorato all’Università, Ricerca e Open Innovation è partito per costruire la legge “Lombardia è ricerca e innovazione” che ha messo a sistema strumenti come gli Accordi per la ricerca. Si tratta di un vero e proprio patto negoziale tra Regione e una rete fatta da almeno un’impresa e un centro di ricerca e/o università, cui abbiamo chiesto di presentare un’innovazione di prodotto o di processo di altissimo profilo, superando in questo modo la vecchia logica del bando. Regione ha messo a disposizione complessivamente 100 milioni di euro a fondo perduto, un intervento che, per dimensioni di aiuto, non ha eguali da altre parti. L’esito di questo percorso intrapreso sono i 51 progetti ammessi alla fase di negoziazione, che coinvolgono 311 soggetti di cui 110 organismi di ricerca e 201 imprese, per un valore complessivo pari a 316 milioni di euro. Il 94% di questi prevede l’utilizzo di tecnologie abilitanti e sempre per il 94% si arriverà a brevettare il prodotto al termine del progetto. Siamo la prima regione in Europa capace di sostenere le nostre imprese all’insegna di meno burocrazia, più semplificazione, tempi certi nell’erogazione delle risorse e, contemporaneamente, portando il finanziamento in ricerca e innovazione al 3% del Pil lombardo.
Ma c’è dell’altro: nella giornata di ieri, alla presenza di circa 800 tra imprenditori e ricercatori, abbiamo dato vita alla Cabina di regia interassessorile. Si tratta di un altro importante tassello previsto dalla nostra legge. Ogni nostra politica ha come suo destinatario il cittadino, che vive, si muove e si relaziona all’interno della città, cioè di un complesso urbano fatto di infrastrutture e servizi fortemente connotati da innovazione digitale e sviluppo tecnologico. Andare avanti, come si è fatto fino ad ora, con ogni istituzione — di più, con ogni singola direzione di una stessa istituzione — che procede per iniziative a sé stanti, produce solo sprechi di risorse ed energie e fa perdere a tutti il treno della crescita e della competitività. Per questo nel 2016 Regione Lombardia ha coinvolto ben 13 direzioni regionali che hanno dato vita a 70 iniziative tra loro complementari. È ovvio che tutta questa ricchezza ha bisogno di essere governata attraverso un luogo — la Cabina di regia, appunto — e attraverso uno strumento, che abbiamo chiamato “Programma Strategico triennale”. Non vedremo più i vari assessorati concepiti a compartimenti stagni, ma scelte condivise e frutto di una visione d’insieme. Questo avverrà non chiudendo qualche esperto in una stanza per produrre indirizzi da calare dall’alto su tutti quelli rimasti “fuori”, bensì attraverso una raccolta di contributi che potranno giungere da tutti i protagonisti della ricerca e del mondo produttivo, come da ogni singolo cittadino che vorrà suggerire idee e proposte. Lo strumento privilegiato attraverso cui passa questa consultazione pubblica è la nostra piattaforma Open Innovation.
In Lombardia parole come “partecipazione” e “innovazione” non sono rimaste vuoti slogan, ma segnano il contenuto di un’azione di buon governo. E sono il frutto di una scelta politica di fondo: in tempo di crisi abbiamo deciso di fare leva sull’ingegno e sulla creatività di ciascuno per generare occupazione e ricchezza, invece di preoccuparci di fare mera assistenza.