Caro direttore, il 1° ottobre scorso, da Piazza del Popolo a Cesena, Papa Francesco ha parlato della necessità di una buona politica; una politica che sia “servizio inestimabile al bene dell’intera collettività”. Nei cinque anni trascorsi in Regione Lombardia, prima da capogruppo del Nuovo Centrodestra poi da assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation, ho visto realizzarsi, pur con alcuni inciampi, il medesimo tentativo di buona politica. Perché c’è stata anzitutto l’umiltà di ascoltare, incontrare, capire di quale pasta è fatta la realtà che stavamo servendo: cittadini, famiglie, imprese, associazioni, istituzioni pubbliche e private. E poi di accompagnare il loro sforzo di realizzare il bene di tutti e di ciascuno, creando spazi e opportunità di azione, mai imponendo dall’alto.
Siamo partiti da chi rende viva una società: la famiglia. Ho presentato in Consiglio regionale la proposta di legge sul Fattore Famiglia, divenuta norma a tutti gli effetti, che integra l’Isee con meccanismi di premialità per le famiglie. Per alcuni servizi – dalla Dote Scuola all’inserimento lavorativo, dai contratti di locazione a canone concordato al trasporto pubblico – Regione Lombardia non si limiterà a valutare la sfera economica e patrimoniale di ogni nucleo, ma riconoscerà i reali carichi di assistenza che sostiene verso i suoi componenti. La prossima legislatura regionale servirà per dare piena attuazione a questa scelta.
Poi c’è stato il grande lavoro per far crescere il tessuto delle imprese. Tre tappe ne hanno segnato il cammino: la semplificazione burocratica, l’alleggerimento fiscale e il rilancio della competitività con la legge regionale 11/2014; la promozione della manifattura innovativa, nuovi contributi per l’accesso al credito e laboratori della ricerca con la legge 26/2015; il potenziamento dell’investimento regionale in ricerca e innovazione per favorire il trasferimento tecnologico, la crescita del capitale umano e la qualità dei servizi ai cittadini con la legge 29/2016.
In particolare, su ricerca e innovazione siamo l’unica regione italiana a investire oltre il 3% del Pil, quando la media nazionale si ferma all’1,2-1,3%. Merito della vivacità e della forza degli operatori e delle aziende lombarde, ma anche di strumenti come gli Accordi per la ricerca, con cui Regione ha creato le condizioni perché imprese, università e centri di ricerca lavorassero in sinergia alla realizzazione di progetti rivoluzionari: dal farmaco che sconfiggerà l’epatite B cronica, al motore elettrico per le auto a guida autonoma, ai fertilizzanti rinnovabili realizzati con la parte organica dei rifiuti urbani (solo per citarne alcuni).
Dietro ogni politica regionale lanciata in questi anni il punto di partenza (e di arrivo) è sempre stata la persona. Anche laddove abbiamo favorito l’avanzamento tecnologico e la spinta all’innovazione, non si è mai anteposto uno sviluppo fine a se stesso al bene del singolo. Siamo sempre partiti da una visione che ha coniugato competizione, autonomia, solidarietà e identità.
Tanto, tantissimo è ancora da fare. Soprattutto in virtù di quel che i lombardi ci hanno chiesto il 22 ottobre scorso, attraverso un referendum che ha legittimato la richiesta della Lombardia ad ottenere ulteriori forme di autonomia pur senza dimenticare di appartenere a uno Stato. Per questo – e per quel che ho visto realizzarsi in questi anni – ho deciso di ricandidarmi alle prossime elezioni regionali. L’ho fatto all’interno di un progetto politico nuovo, Noi con l’Italia. Un partito liberalpopolare, di centrodestra, che offre una politica non urlata ma fatta di serietà, equilibrio, concretezza. Un soggetto che aggrega e non divide. Che ha scelto di puntare sui temi per i quali mi sono speso da sempre: famiglia, impresa, scuola e educazione.
Da qui voglio ripartire. Con umiltà e convinzione. Per agire nuovamente di persona invece che “osservare dal balcone” e criticare.