KELLER-MESSAHLI: “LA GURRA IN UCRAINA RAFFORZA LA RETE DELLO JIHADISMO”
Nel dramma della guerra in Ucraina cominciata ormai un anno e mezzo fa un elemento sembra di fatto “silenziato” in questi mesi di fortissime discussioni e giudizi in merito all’invasione compiuta dalla Russia di Putin nell’est del Paese ucraino: «sono nati molti battaglioni musulmani ma siccome combattono contro la Russia, l’Occidente ha chiuso gli occhi».
A denunciarlo ci pensa l’attivista e giornalista freelance Saida Keller-Messahli, di origine svizzero-tunisina e da anni impegnata per la difesa dei diritti umani a favore di un Islam progressista e anti-totalitario: intervista da “La Verità”, la scrittrice denuncia con forza l’ampliamento della rete jihadista alle porte dell’Europa proprio col nascere del conflitto in Ucraina. Senza mezzi termini, Keller-Messahli sostiene che la guerra ha fatto molto comodo agli islamisti: «Hanno una forte presenza in Ucraina, dove offrono i loro servizi “umanitari” alla popolazione musulmana. Non dimentichiamo che l’1% della popolazione ucraina è musulmana, circa 500.000 persone». Secondo l’attivista, dall’inizio della guerra nel febbraio 2022 sono stati formati diversi “battaglioni musulmani” tra i soldati ucraini, comprendenti anche ceppi caucasici, ceceni e tatari di Crimea: «Hanno invocato la jihad contro la Russia e diversi imam hanno seguito questo appello. L’attività di lobby – e quindi di finanziamento – in Europa per questa jihad è molto viva, soprattutto attraverso il Forum musulmano europeo, il cui presidente è il russo Abdul-Wached Nijasow».
“L’OCCIDENTE CHIUDE GLI OCCHI PERCHÈ I BATTAGLIONI ISLAMICI CON L’UCRAINA SONO NEMICI DELLA RUSSIA”: LA DENUNCIA DELL’ATTIVISTA
L’ironia del destino, secondo la visione dell’attivista Keller-Messahli, è che un Occidente che da anni combatte in ogni modo le formazioni jihadiste, davanti a questi battaglioni non sia ancora intervenuto: «quando la jihad è condotta contro la Russia e per l’Ucraina, diventa accettabile e quindi un argomento di cui i media europei non parlano». Per chi come la giornalista freelance da anni denuncia l’infiltrazione di elementi dei Fratelli Musulmani in istituzioni e nei partiti politici europei, questo voler «chiudere gli occhi» dell’Occidente non la stupisce.
«I partiti di sinistra – in particolare i Verdi e i socialisti – sono tradizionalmente solidali con i Paesi del Terzo Mondo che hanno sofferto sotto il colonialismo europeo e l’imperialismo americano», spiega ancora a “La Verità” l’attivista svizzera-tunisina, rilevando come proprio quel malcelato “senso di colpa” punta a solidarizzare con chiunque in Europa «si dichiari vittima di razzismo e discriminazione o, più semplicemente, vittima di “islamofobia” da parte della società europea». L’atteggiamento della sinistra, denuncia la giornalista, è di quelli gravi: «Non si fa distinzione tra l’islam come religione e l’islamismo come ideologia totalitaria e misogina. Gli islamisti, coloro che perseguono un progetto politico basato sull’islam, sono anche abili nel presentarsi alla sinistra come semplici musulmani, vittime del razzismo. È così che le organizzazioni della società civile, i partiti politici e spesso le organizzazioni statali spalancano loro le porte». Per Keller-Messahli, l’obiettivo della rete jihadista sempre più crescente tra Ucraina ed Europa è il “sogno di uno Stato islamico” in cui la legge viene direttamente da Allah e non dalle istituzioni umane: «L’islamista è una persona dalla doppia personalità: sfrutta la democrazia ora, con l’obiettivo di abolirla in futuro. Si unisce a organizzazioni democratiche in nome della “diversità” per perseguire un progetto che esclude tutte le diversità religiose, sociali, sessuali e di altro tipo». Davanti ad una così precisa e gravissima “visione” sullo stato dell’arte dello jihadismo in Europa, l’attivista conclude sulle colpe e mancanze occidentali: «I governi occidentali hanno spesso tollerato e persino sostenuto forze oscurantiste: islamisti e jihadisti di ogni tipo… non abbiamo il coraggio di agire contro di loro per paura che si rivoltino contro il Paese ospitante».