Le recenti rivelazioni, poi il suicidio della prima accusatrice Emmanuelle Debever: momento estremamente delicato per Gerard Depardieu. Ma l’attore transalpino può contare sul sostegno di alcuni addetti ai lavori, a partire dal regista italiano Mimmo Calopresti, che lo ha diretto ne “La parola amore esiste” del 1998 e ne “L’abbuffata” del 2007.
“Personalmente mi sento di difenderlo, tutto quello che gli sta capitando mi pare assurdo. Non è quella l’immagine che ho di lui”, le parole di Calopresti ai microfoni della Stampa: “Sento parlare di una possibile condanna a dieci anni di carcere e trasecolo. Finchè non emergeranno prove a suo carico, mi fido della sua versione dei fatti”.
Caso Depardieu, parla Mimmo Calopresti
Dopo aver sottolineato che il #MeToo ha denunciato situazioni oggettivamente censurabili ma ha anche dato vita a un gran numero di assoluzioni, Calopresti ha evidenziato di esserci rimasto molto male per il suicidio dell’accusatrice di Depardieu: “Non conosco la sua storia e perché abbia commesso un gesto simile, bisognerebbe capire”. Parlando del suo rapporto con l’attore francese, Calopresti ha evidenziato che sul set non è stato per nulla irreprensibile: “Anzi, il primo a essere molto critico con lui sono io. Gerard è pesante e questo a volte va a discapito delle riprese. Spesso mi arrabbiavo per i suoi modi di fare, per le sue battute grevi rivotle a tutti, alle donne in particolare”. Calopresti ha rivelato che dopo una sua sfuriata Depardieu lo ha presto in disparte: “Mi ha detto, mortificato: ‘Mimmo, io non sono volgare. Sono villano’. In quella frase c’è tutto Gerard”. Calopresti ha poi aggiunto di non aver mai visto un’attrice turbata sul set, ma non solo, lui sarebbe pronto a dirigerlo ancora: “Lui è un attore straordinario. E’ un personaggio impossibile da catalogare, uno partito dal niente che è arrivato a conquistare il mondo”.