La FIFA ha deciso per i Mondiali 2026 di assegnare a Iran-Egitto il Pride Match LGBTQ+
Mondiali 2026, la decisione del Pride Match LGBTQ+
I gironi dei Mondiali 2026 sono state decisi e i tifosi italiani hanno potuto tirare un sospiro di sollievo per il possibile girone che gli azzurri dovranno affrontare in estate in caso di qualificazione, nei giorni successivi però la FIFA ha già fatto scoppiare una nuova polemica dopo la definizione delle date delle partite. La Federazione organizzatrice della competizione ha infatti deciso che la partita tra Egitto e Iran del gruppo G verrà giocata il 26 luglio al Lume Field di Seattle, stadio della squadra di MLS dei Seattle Sounders, e sarà riconosciuto come il Pride Match LGBTQ+ del torneo.
La decisione fa molto discutere in quanto in entrambi i paesi l’omosessualità è considerata un reato e viene punita in maniera molto severa, tanto che in Iran può portare anche alla pena di morte, e a portato diversi tifosi e addetti ai lavori a pensare che questa sia una mossa appositamente pensata dalla FIFA. Ufficialmente però la decisione di creare il Pride Match LGBTQ+ arriva per inserirsi nella già pianificata Pride Week che in quella settimana si terrà a Seattle e in tutto lo stato di Washington, e quindi solamente per caso è coincisa con il match tra Iran ed Egitto.

Mondiali 2026, la reazione di Iran ed Egitto
La polemica del Pride Match LGBTQ+ dei Mondiali 2026 riprende in parte anche quella che quattro anni fa, nell’edizione qatariota infatti alcuni giocatori avevano deciso di indossare in campo dei braccialetti con scritto OneLove a favore della comunità LGBTQ+ nonostante nel paese l’omosessualità sia fortemente discriminata. Una simile polemica era scoppiata anche lo scorso anno nella Saudi Leauge, il campionato dell’Arabia Saudita, quando all’ex capitano del Liverpool Jordan Henderson era stato vietato di vestire la sua classica fascia da capitano color arcobaleno.
Dopo la notizia è arrivata l’obiezione formale da parte di entrambi i paesi che hanno commentato la scelta come inappropriata e soprattutto politicamente schierata contro i governi e le loro leggi, a questo si aggiunge la convinzione che la scelta arrivi da pressioni da parte degli Stati Uniti e in particolare dal loro presidente Donald Trump. I presidenti delle Federazioni calcistiche dei due paesi però non hanno intenzione di accettare la decisione della FIFA senza fare niente e riapriranno i colloqui direttamente con il presidente Infantino per trovare una soluzione.
