Monica, la sua storia a Sopravvissute
La storia di Monica sarà al centro della nuova puntata di Sopravvissute, la trasmissione in onda nella seconda serata di oggi 31 marzo su Rai3. Monica è stata una delle numerose vittime di dipendenza affettiva. E’ il 1984 quando la donna, a soli 15 anni, incontra per la prima volta lo sguardo dell’uomo che molti anni dopo l’avrebbe maltrattata. Lui è un vicino di casa ed i due inizialmente sono solo amici, Dopo il trasferimento del ragazzo in un altro quartiere, i rapporti si interrompono ma 15 anni dopo si rincontrano e si innamorano, al punto di sposarsi. Dal loro matrimonio nasceranno due figlie. Eppure molto presto Monica scoprirà che la sua vita coniugale è in realtà una prigione: insulti, scatti d’ira, minacce e maltrattamenti saranno all’ordine del giorno. Monica racconta alla trasmissione di Rai3, che il marito arriverà a rendere impossibile la vita anche alle loro figlie che iniziano a temere la presenza del padre.
Solo dopo numerosi anni infelici e l’ennesimo litigio al culmine del quale il marito la minaccia, Monica chiama i carabinieri. Grazie all’aiuto di un centro antiviolenza, la donna lascerà la casa coniugale ed insieme alle figlie si trasferirà ma il marito non si arrende e solo dopo molte denunce Monica riuscirà a porre fine a quell’inferno. “A volte abbiamo bisogno di credere che il rapporto che stiamo vivendo sia perfetto ma sentiamo che non è così”, ha dichiarato in studio, “ascoltiamo la nostra voce, fidiamoci di noi stesse”.
Dalle violenze del marito alla svolta
Nel corso della puntata di Sopravvissute, Monica ha ripercorso la sua complessa vicenda ed ha spiegato come è riuscita a venirne fuori. Le premure iniziali dopo il matrimonio iniziarono a scemare: “Iniziano degli scatti improvvisi di rabbia durante i quali io rimanevo immobile. Invece più io cercavo di fermarmi, più continuava”. Gli scatti d’ira avvenivano soprattutto per questioni economiche. A detta del marito lei non era brava neppure a fare la spesa né a far da cucinare: “Ai suoi occhi ero una pessima moglie”. L’uomo la isolò anche dalla sua famiglia di origine: “Solo quando papà si ammalò e se ne andò, lui mi sesse ‘adesso non hai più nessuno che ti difende’, ed era vero… da quel momento è stato un peggiorare”.
Ben presto si passò alla violenza fisica: “Quasi da subito, quando aveva questi scatti d’ira mi spingeva, mi inseguiva fino in bagno che era il mio rifugio”. Anche con le figlie, in particolare la minore, i rapporti sono tesi: “La bambina per lui era un errore, un danno economico”. Il giorno della svolta fu quando chiamò la polizia. Solo dopo un po’ ebbe il coraggio di denunciare anche grazie al supporto di un centro antiviolenza.