La Repubblica ha recuperato alcuni stralci di interviste tenute da Eugenio Montale nel corso della sua vita: i brani sono stati estratti dal volume Interviste a Eugenio Montale curato da Francesca Castellano, e raccolgono alcuni dei pensieri più acuti, ironici e profondi del celeberrimi poeta, scrittore e giornalista che ci ha lasciati ormai 39 anni fa. Premio Nobel per la letteratura nel 1975, Montale era una mente acutissima: oggi le sue dichiarazioni tornano utili perché ce n’è in particolare una, rilasciata a Giovanni Grazzini nel gennaio 1973, che per certi versi sembra aver precorso i tempi e, come le profezie di Nostradamus, aver predetto il futuro. Sia chiaro: nessuna critica aperta o altro, solo la considerazione di come il poeta riservasse al futuro della nostra nazione un quadro poco lusinghiero, e per certi versi sia riuscito a prenderci.
EUGENIO MONTALE, LA SUA “PROFEZIA”
Nel dettaglio, Montale diceva oltre 47 anni fa che “fra qualche anno l’Italia sarà piena di disoccupati intellettuali, forniti di titoli di studio che non varranno più nulla”. Effettivamente, certi percorsi accademici nella nostra penisola non hanno il peso che dovrebbero e non a caso si parla ormai da molto tempo della “fuga dei cervelli verso l’estero”, vedendo alcune eccellenze costrette a migrare per poter davvero svilupparsi nel loro campo. Ancora: “Nessuno si rassegna più alla propria condizione, l’autorità religiosa e del pater familias diminuisce ogni giorno”. Sulla seconda affermazione di Montale si può osservare come, purtroppo, il nucleo familiare della nostra grande tradizione stia “lottando” per rimanere tale di fronte a divorzi, separazioni e un disgregamento sempre più evidente della “sacralità” delle quattro mura. L’aspetto religioso invece lo abbiamo osservato nel decreto governativo di ieri sera: le messe, a differenza di altre attività, restano categoricamente chiuse al pubblico (e finalmente la Cei si è fatta sentire in merito).
Montale diceva poi nel 1973 di una filosofia morta, e di una società che già allora aveva bisogno di “uomini di modesta levatura che sappiano fare un mestiere e basta”: gli artigiani di una volta, quelli che comunque andasse sapevano mettere le mani in pasta ed essere “autorità” nel loro campo. Qui oggi invece sembra esserci un miscuglio di competenze. Tra gli altri pensieri del premio Nobel, uno particolarmente interessante riguarda le paure: Montale diceva che a spaventarlo nella vita fossero “l’istruzione obbligatoria, il suffragio universale e il voto alle donne”, per poi aggiungere subito dopo come si trattasse di cose necessarie (“purtroppo”). Sulla Liberazione, festeggiata due giorni fa con code polemiche per le manifestazioni di piazza in epoca di lockdown da Coronavirus, il poeta diceva – nel 1975 – che “chi non si occupava di politica ha vissuto all’ombra del fascismo, solo pochi si opposero e non parlo di gesti clamorosi ma anche in opposizione di coscienza, anche in silenzio”. Per questo motivo lo facevano ridere “quelli che dopo la Liberazione si sono ammantati di meriti mai vissuti”.