Epidemia di morbillo all’ospedale San Raffaele di Milano: ad essere contagiati, però, non sono i pazienti bensì due cardiochirurghi del centro medico meneghino d’eccellenza. Il primo ha contratto la malattia dal figlio, il secondo è stato contagiato dal collega. Ecco perché, come riportato dal Corriere della Sera, trattandosi di un’infezione altamente contagiosa tutti i pazienti entrati a contatto con i due professionisti e gli altri colleghi sono stati allertati, sebbene non vi siano profilassi preventive. La speranza comune è che la trasmissione della malattia, che avviene già 3 giorni prima della comparsa dei sintomi e ha un periodo di incubazione di 12-13 giorni, si fermi ai due casi dei cardiochirurghi colpiti. Sarà così soltanto se la copertura vaccinale delle persone coinvolte si rivelerà tale da evitare ulteriori contagi. Secondo Il Corriere della Sera, per quanto la notizia sia trapelata nella giornata di ieri, giovedì 11 luglio, il primo caso di morbillo risale a qualche settimana fa.
MORBILLO, EPIDEMIA AL SAN RAFFAELE
L’allerta morbillo scattata all’ospedale San Raffaele di Milano dopo il contagio di due cardiochirurghi ha fatto scaturire alcune riflessioni. La prima riguarda il fatto che in un’Italia che dal 2017 ad oggi fa i conti con il ritorno del morbillo non è tollerabile che gli stessi medici non siano vaccinati. Da inizio anno ad oggi, su 1.096 casi di morbillo, sono stati 65 — ossia il 6% – quelli riguardanti operatori sanitari che, ammalandosi, possono mettere a rischio anche la vita dei loro pazienti. In questo senso l’Istituto superiore di Sanità è stato chiaro sottolineando che “l’immunizzazione degli operatori sanitari è estremamente importante per la tutela dei malati, soprattutto quelli ad alto rischio”. La Direzione sanitaria del San Raffaele, però, respinge le accuse: «Il secondo medico che si è ammalato era vaccinato con 2 dosi come da raccomandazioni ministeriali, in teoria quindi protetto (in una minima percentuale di casi, intorno al 2%, il contagio ci può essere anche in presenza di vaccinazione, ndr). Sui pazienti operati e ambulatoriali, che sono venuti a contatto con i due cardiochirurghi, abbiamo effettuato l’indagine sierologica come previsto dalle misure di sorveglianza. Tutti sono risultati coperti perché vaccinati o perché avevano sviluppato la malattia in passato. Nessun pericolo, quindi, in corso”.