MORTALITÀ 2019-2021/ Non solo Covid: ecco i fattori che spiegano le variazioni

- Enrico Gori

L’analisi della mortalità per ogni causa, e non solo per Covid, negli anni 2019, 2020 e 2021: ecco quali sono i fattori che ne determinano la variazione (1)

no vax Vaccini anti-Covid (LaPresse, 2021)

L’analisi contenuta in questo articolo prende in considerazione i principali fattori in gioco nella spiegazione delle differenze di mortalità tra il 2019 ed il 2021, che ricorrono nelle dispute teoriche tra vaccinisti e anti vaccinisti. Utilizzeremo in particolare i tassi di mortalità anziché gli indici di eccesso di mortalità, a nostro avviso fuorvianti, gettando nuova luce sulle dispute in atto. Tutti i dati utilizzati in questo articolo sono stati desunti dalle più recenti basi Istat o da fonti dell’Istituto Superiore di Sanità e tutte le elaborazioni sono opera dell’autore.

In un precedente articolo abbiamo evidenziato come i dati sui decessi per ogni causa di morte, desumibili dai più recenti dati Istat, mostrano che questi, nel 2021, non sono diminuiti in maniera sensibile rispetto al 2020, nonostante l’introduzione del vaccino. E in alcune aree del Paese questi sono addirittura aumentati. Queste evidenze, a una prima sommaria valutazione, potrebbero far pensare che le politiche messe in atto nel 2021 non abbiano avuto un effetto in termini di riduzione della mortalità generale. Se infatti, da un lato, il vaccino può aver consentito di risparmiare vittime Covid, dall’altro le accresciute difficoltà nell’accesso alle cure potrebbero aver fatto aumentare i decessi per cause diverse dal Covid, annullando l’effetto positivo dei vaccini in termini di riduzione dei decessi totali. Alcuni inoltre sostengono che i vaccini possano aver prodotto decessi causati da effetti collaterali, anche se tale evenienza appare del tutto marginale secondo certi studi.

Questo articolo non vuole essere principalmente uno studio sull’efficacia dei vaccini, già dimostrata dalla riduzione del numero di decessi causati dal Covid in questi ultimi mesi dell’anno, rispetto a quelli del 2020, e dalla prevalenza di non vaccinati tra i decessi e nelle terapie intensive. Il nostro scopo è quello di analizzare il fenomeno dei decessi nel suo complesso, con uno sguardo alle regioni e alle fasce d’età, mettendo a confronto la mortalità generale negli anni 2019, 2020 e 2021, cercando di considerare tutti i fattori in gioco che ricorrono nelle discussioni Vax/No vax, e tra queste, ovviamente, anche l’efficacia dei vaccini.

Le ragioni per le quali è opportuno analizzare la mortalità generale, anziché separatamente quella per Covid e quella per tutte le altre cause, sono molteplici: Excess mortality is a more comprehensive measure of the total impact of the pandemic on deaths than the confirmed Covid-19 death count alone. It captures not only the confirmed deaths, but also Covid-19 deaths that were not correctly diagnosed and reported as well as deaths from other causes that are attributable to the overall crisis conditions”.

Un’altra ragione per la quale risulta opportuno considerare le morti per ogni causa è che il Covid fa “concorrenza”, per così dire, alle altre cause di morte sottraendo decessi: se un decesso è classificato Covid, non è classificato infarto o tumore, anche se l’individuo presentava gravi patologie cardiache o tumorali.

Il Covid del 2020, inoltre, avendo falcidiato le fasce deboli della popolazione, avrebbe contribuito a selezionare una popolazione più forte per l’anno 2021, riducendo la mortalità generale in tale anno: si veda il grafico a destra nella Figura 1, dove il tasso di mortalità a livello regionale si riduce là dove nel 2020 il Covid ha fatto più vittime. D’altro canto, il Covid, indirettamente, attraverso le restrizioni ai servizi sanitari, contribuisce a far aumentare i decessi non dovuti al Covid (vedi grafico a sinistra nella Figura 1). Gli effetti e le interazioni tra decessi Covid e non Covid sono quindi estremamente complessi e tutto ciò suggerisce di analizzare la mortalità generale anziché quella specifica. Un’eccezione particolare può comunque essere fatta nel caso della mortalità nelle fasce di età più giovani, come si vedrà in seguito.

Per quanto riguarda gli anni messi a confronto, il 2019 è caratterizzato dall’assenza del Covid: qualcuno potrebbe obiettare che già a novembre-dicembre 2019 probabilmente l’epidemia si stava diffondendo, ma solo dai primi di marzo 2020 ha fatto sentire in modo consistente il suo effetto sulla mortalità. Come si vedrà più avanti, questo studio si limita, per varie ragioni, a considerare il numero di decessi tra il 1° marzo e il 30 settembre, per cui eventuali fattori di inconfrontabilità tra 2019 e 2020 sarebbero superati eliminando appunto gli ultimi 3 mesi del 2019. L’anno 2020 è quello in cui il Covid ha fatto la sua apparizione (in forma decisa da marzo), il 2021 è quello in cui sono stati introdotti i vaccini (in maniera consistente da marzo).

Tra i fattori importanti che possono influire sulla differenza di mortalità tra gli anni, abbiamo il differente grado di anzianità della popolazione di partenza al 1° gennaio dell’anno considerato: il confronto va pertanto “depurato” da tale effetto. Questo si può ottenere mettendo a confronto, tra gli anni, i tassi di mortalità per età e quelli standardizzati, anziché il numero di decessi, come già evidenziato in un precedente articolo. Questo ha anche un altro importante vantaggio, ovvero quello di tenere conto della entità della popolazione soggetta al rischio di morte (convenzionalmente quella al 1° gennaio dell’anno considerato).

Al contrario alcune analisi di eccesso di mortalità sono basate sul rapporto Decessi1/Decessi0, dove Decessi1 è il numero di decessi in periodo Covid e Decessi0 quello in periodo non Covid. Se il rapporto è superiore a 1 vuol dire che nel periodo Covid “la mortalità” è stata superiore a quella del periodo Non Covid e Decessi1/Decessi0 – 1 misura la variazione relativa di tale incremento, o “eccesso di mortalità”. Tuttavia, a parer nostro tale misura presenta dei problemi. Infatti, non tiene conto della popolazione soggetta al rischio di morte. Se al tempo 1 la popolazione fosse aumentata, è chiaro che anche il numero di decessi in tale periodo sarebbe aumentato, anche se fosse rimasto inalterato il tasso di mortalità. Per una disamina critica di questo indicatore si rinvia a questo articolo. L’indicatore che pertanto noi riteniamo più corretto è (Decessi1/Popolazione1)/(Decessi0/Popolazione0). Ora Decessi/Popolazione non è altro che il tasso di mortalità, per età, se i decessi e la popolazione si riferiscono ad una specifica classe di età, mentre è totale (grezzo) se si riferisce all’intera popolazione, da distinguere dal totale standardizzato (più corretto) di cui si parlerà in seguito. La ragione per la quale gli istituti di statistica internazionali usano analizzare invece l’eccesso di mortalità potrebbe risiedere nel fatto che, per molti paesi nel mondo, la popolazione al 1° gennaio (che sta al denominatore del tasso) non è un dato affidabile. Ma per quanto riguarda il nostro paese questo non è un problema.

I fattori che possono avere influito sulla differenza di mortalità tra il 2020 e il 2019 sono essenzialmente i seguenti:

1) il Covid;

2) la chiusura degli ospedali, indotta dalla gravità del Covid in termini di occupazione delle terapie intensive e dei posti letto, può aver fatto aumentare la mortalità per altre cause per i motivi già richiamati (grafico a sinistra nella Figura 1);

3) il lockdown del 2020 che, costringendo le persone a restare a casa, avrebbe potuto ridurre i decessi per alcune cause di morte, come gli incidenti stradali e sul lavoro.

Tuttavia, nel confrontare il 2020 con il 2019, dobbiamo considerare che i mesi di gennaio e febbraio 2020 non sono stati caratterizzati da tali fattori, per cui mettere a confronto i decessi, o meglio il tasso di mortalità, dei 12 mesi del 2020, rispetto ai 12 mesi del 2019 porterebbe ad una distorsione del confronto, in particolare a sottostimare l’effetto del Covid perché questo, a gennaio e febbraio del 2020, di fatto, non si era ancora manifestato in maniera sensibile e nessuna politica di lockdown era stata messa in atto. La nostra opinione, pertanto, è che nel confrontare il 2020 con il 2019 vadano esclusi da entrambi gli anni i primi due mesi. Si fa notare, invece, che in lavori di confronto analoghi, è stato considerato l’intero arco dell’anno.

Il confronto della mortalità tra il 2021 ed il 2020, è invece influenzato da almeno quattro fattori di diversità:

1) il primo è l’introduzione dei vaccini, la quale però è stata graduale: in particolare escludere i primi due mesi del 2021 aiuterebbe a fare sì che l’anno potesse essere meglio differenziato rispetto al 2020 in termini di impatto vaccinale. L’introduzione dei vaccini ha consentito indubbiamente di ridurre la mortalità (anche se a detta di alcuni potrebbe averla accresciuta a causa degli effetti collaterali);

2) il secondo è la variante Delta, non presente nel 2020, ben più aggressiva delle precedenti, che potrebbe aver fatto aumentare la mortalità;

3) il terzo è che nel 2020, a causa del Covid, è deceduta la parte più debole della popolazione, per cui questo potrebbe avere contribuito a ridurre il tasso di mortalità nel 2021 (grafico a destra della Figura 1);

4) ovviamente anche le differenze nella risposta organizzativa dei sistemi sanitari regionali, nell’affrontare l’emergenza nel 2021, possono aver avuto un loro effetto sulla mortalità.

(1 – continua)

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