Morte di Liliana Resinovich: il giallo di Trieste è un vero e proprio terreno di scontro tra i due protagonisti collaterali del caso, Claudio Sterpin e Sebastiano Visintin, rispettivamente sedicente amante e marito della 63enne. A Chi l’ha visto? un nuovo livido confronto a distanza li ha visti come sempre arroccati su posizioni opposte, da anni impegnati a far valere la propria versione sul tenore del rapporto con la vittima.
Claudio Sterpin ha ribadito di aver vissuto un intenso amore clandestino con Lilly, un sentimento sempre più profondo, durato ben 42 anni, che sicuramente sarebbe sfociato in un matrimonio (se lei non fosse stata uccisa) dopo la fine dell’unione tra Liliana Resinovich e Sebastiano Visintin. “Io sono l’unico uomo che lei ha amato ed era pronta a vivere con me“, ha detto senza mezzi termini difendendo il loro presunto legame amoroso. Dall’altra parte, l’incredulo vedovo: secondo Sebastiano Visintin, nessuna relazione extraconiugale tra loro, solo una grande amicizia. “Liliana era convinta di essere spiata al telefono“, ha aggiunto Sterpin rilanciando la tesi personale secondo cui Visintin sarebbe stato perfettamente a conoscenza della loro storia d’amore e per questo l’avrebbe pedinata e controllata per mesi prima della scomparsa e della morte.
Morte di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin contro Claudio Sterpin: “Persona vergognosa”
Davanti all’ennesima bordata di Claudio Sterpin, Sebastiano Visintin ha reagito negli studi di Chi l’ha visto? passando al contrattacco: “Non voglio nemmeno commentare le sue parole, ha inventato tutto, è tutto nella sua testa. È una persona vergognosa. Perché non dice il contenuto della telefonata di 16 minuti con mia moglie? (…) Facevano l’amore? Non mi interessa se sia vero“.
Il vedovo ha sottolineato il suo unico interesse, cioè quello di arrivare alla verità sulla morte di Liliana Resinovich. “Sterpin continua a infangare la sua memoria, lei ora non può difendersi. Perché non ha parlato della soffitta e della botola che ha a casa? Lei potrebbe essere rimasta lì quando è scomparsa“. Mancano ormai poche settimane al deposito dell’esito della seconda autopsia sul corpo di Liliana Resinovich, affidata all’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Un esame potenzialmente dirimente che potrebbe riscrivere la storia del giallo di Trieste spazzando via, in modo granitico, lo scenario del suicidio invece sostenuto dalla Procura che aveva chiesto di archiviare il caso. “Mia sorella è stata picchiata e uccisa“, ripete senza sosta il fratello Sergio Resinovich, il primo a non credere minimamente ad un gesto volontario.