MOSCA APRE A COLLOQUI CON IL PAPA/ “Il problema ora è chi convince Zelensky a trattare”

- int. Marco Bertolini

Mosca apre al dialogo con Stati Uniti e Francia, chiamando in causa il Vaticano. E' vera apertura? Lo si scoprirà solo sedendosi al tavolo delle trattative. Ma va convinto Zelensky

Zelensky, presidente Ucraina Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, al fronte (LaPresse)

Disponibili a dialogare con il Papa, con gli americani e anche con i francesi. E’ quello che ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Come mai un’apertura così improvvisa e così disponibile da parte di Mosca? “La Russia ha sempre dimostrato di voler aprire un dialogo” ci ha detto in questa intervista il generale Marco Bertolinigià comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri di guerra, dalla Somalia al Kosovo e all’Afghanistan, il problema è che l’unico con cui dovrebbero parlare non lo vuole fare, e cioè Zelensky.

E’ una impasse che in qualche modo bisogna risolvere, ci ha detto ancora, altrimenti questa guerra è destinata a proseguire all’infinito: “È importante che sia stata coinvolta la Chiesa, perché con il suo essere super partes potrebbe giocare quel ruolo che sembrava non avesse più nel panorama internazionale”.

Siamo davanti a un’apertura al dialogo a tutto tondo da parte del Cremlino. Secondo lei, a cosa è dovuta?

Non so se sia un’apertura, la Russia ha sempre avuto interesse a dialogare. Lei dice “a tutto tondo”, ma il problema reale è che Mosca non riesce a parlare con Zelensky, se ne è fatta una ragione capendo che non è l’interlocutore con cui deve risolvere la questione, e adesso lo dice apertamente. La Russia vuole parlare con chi può fare qualcosa, Zelensky è il meno influente, sicuramente deve parlare con gli Stati Uniti. Anche la Chiesa è importante.

Infatti il Papa viene chiamato in campo per la prima volta, nonostante lo scambio di accuse con il patriarca ortodosso Kirill.

La Chiesa cattolica ha un ruolo importante anche in questa guerra proprio per le affermazioni molto esplicite di Kirill e quindi il Vaticano ha un’azione da svolgere nel nome dell’ecumenismo, di cui si è sempre fatto portavoce. Il fatto che venga presa in considerazione la Santa Sede è un buon segno sia per le possibilità di dialogo che per la Chiesa stessa, che riacquisisce un profilo che sembrava invece tramontato.

L’unico con cui sembra non esserci possibilità di dialogo è Zelensky, che ha varato un decreto legge che vieta all’Ucraina di dialogare con Puitn. È così?

Esattamente, è una cosa incredibile questo decreto. Che per legge si vogliano impedire le trattative da parte di un paese in guerra, oltre a essere una cosa mai vista in precedenza, è una cosa controproducente. Se uno chiude ogni possibilità di dialogo, l’unica alternativa è una guerra fino al dissolvimento.

Tornando all’apertura nei confronti della Santa Sede, il Segretario di Stato, cardinale Parolin, ha dichiarato che non è però chiaro su cosa la Russia voglia discutere. Sembra anche a lei che manchi il contenuto per un dialogo?

Ritengo che lo si scoprirà una volta iniziato il dialogo. Se invece si continuano a fare speculazioni su quello su cui discutere non si comincia mai. Bisogna sedersi al tavolo. Personalmente ritengo che la Russia non rinuncerà a quello che aveva dichiarato a inizio del conflitto, cioè all’annessione del Donbass e della Crimea, e credo che aggiungerà quella fascia di territorio che arriva fino alla Crimea. Per quanto riguarda Kherson, si potrebbe discutere sulla base degli esiti sul campo. Però tutto è oggetto di un possibile negoziato.

Chi è un minimo realista dovrebbe capire che magari un congelamento della situazione sul campo di battaglia fermerebbe le morti e porterebbe a delle trattative…

Dice bene, chi è realista. Fino a oggi si è visto molto poco realismo e molto “ideologismo”. E’ come se una guerra non dovesse puntare a degli obiettivi concreti. L’Ucraina a cosa punta? A riavere tutti i territori antecedenti al 2014, inclusa la Crimea, e il controllo della flotta di Sebastopoli? Se è questo che vogliono, non è una richiesta realistica e prolungherà la guerra all’infinito.

Negli ultimi giorni si parla molto da entrambe le parti dell’uso di una bomba sporca. Durante il corso del suo servizio militare se ne è mai parlato?

Non è una novità, se ne è sempre parlato. E’ una bomba ordinaria, che anziché proiettare schegge, emette materiale radioattivo. E’ una cosa possibile perché tecnicamente si può fare e in guerra tutto quello che è tecnicamente possibile prima o poi viene utilizzato. Spero che nessuno lo faccia, perché sarebbe una cosa terribile, non tanto per gli esiti, visto che dal punto di vista pratico non cambierebbe le sorti del conflitto. Sarebbe però pericolosa, perché chiunque la utilizza costringerà a superare quella linea rossa che ci tiene lontani dalla guerra nucleare e tutti si sentirebbero spinti a intervenire. Potrebbe essere un casus belli da cui non si torna indietro.

(Paolo Vites)

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