Per sapere quanto esattamente è costato il dieselgate, bisognerà aspettare fino alla fine di aprile. Volkswagen, che ancora si sta leccando le ferite, si è presa un po’ di tempo per fare i conti, rinviando il rilascio dei risultati di gruppo, per decidere esattamente quanto, del calo dei ricavi, attribuire allo scandalo.
Nel frattempo, mentre tutti sono distratti dal Salone di Ginevra, il brand di lusso del gruppo, Audi, dà la colpa al dieselgate per giustificare un calo dell’utile operativo dell’ordine del 6%. Nel 2015 i ricavi del marchio, infatti, sono scesi a 4,84 miliardi di euro (5,26 miliardi di dollari) dai 5,15 miliardi di euro dell’anno prima, riducendo il margine operativo al 8,3 per cento dal 9,6 per cento. Colpa del dieselgate, sostengono a Ingolstadt, ma anche dei richiami dei veicoli dotati di airbag Takata (che però riguarda quasi 100milioni di veicoli di molte case automobilistiche).
Bando al pessimismo, però: Audi rassicura gli investitori e per quest’anno prevede di incrementare vendite e ricavi “moderatamente”, pur mettendo le mani avanti citando non meglio quantificati costi legati al lancio di nuovi modelli come il SUV Q2, oltre alla spesa per le fabbriche d’oltremare di ferire i risultati.