Insieme agli U2, gli americani R.E.M. sono stati il gruppo rock più popolare e amato degli ultimi decenni. Attivi, proprio come i loro colleghi irlandesi, dall’inizio degli anni 80, hanno seguito un percorso parallelo, fatto di esordi per un pubblico ridotto, nel caso dei R.E.M. quello universitario della loro città, Athens in Georgia. Poi verso la fine di quel decennio entrambe le band hanno conosciuto il successo planetario. La band, capitanata dal cantante Michael Stipe, si era assicurata già un successo nazionale come erede, in un decennio dominato dai videoclip di Mtv e dalla musica dance elettronica, dei gruppi classici del rock americano, i Byrds in primis da cui avevano mutuato lo stile chitarristico jingle jangle e le melodie corali tipiche del fok americano. Con l’album Out of Time e poi con Automatic for the People, ma soprattutto con l’hit single Losing my Religion i R.E.M. diventano apprezzati universalmente, e le nuove generazioni si identificano nel loro approccio dimesso, ma politicamente impegnato specie per le cause ambientalistiche. Poi, a metà degli anni Novanta, i segni di una crisi artistica con dischi che seguono i percorsi più bizzarri (proprio come gli U2 che ne condividono anche in questa fase il percorso) che esplorano varie ambientazioni sonore, dal low fi all’elettronica. Un paio di anni fa, tornano a pubblicare dischi con il loro imprintur classico di rock band chitarristica: sembra che Stipe e soci abbiano ritrovato il giusto passo. Invece oggi, a poca distanza dall’uscita del loro ultimo disco, il clamoroso annuncio tramite il loro sito ufficiale: i R.E.M. si sciolgono. Da quartetto che erano, già diversi anni fa avevano perso il batterista originari, stanco della vita on the road. Adesso il terzetto rimasto commenta così la decisione. Michael Stipe. “Un uomo saggio una volta disse che la capacità di partecipare a una festa è sapere quando è ora di andarsene. Insieme abbiamo costruito qualcosa di straordinario. Ecco quello che abbiamo fatto. E adesso ce ne andremo da lì. Spero che i nostri fan capiscano che non è stata una decisione facile, ma ogni cosa deve finire e volevamo farlo adesso, nel nostro modo. Vogliamo ringraziare tutta la gente che ci ha aiutato a diventare i R.E.M. per questi 31 anni. La nostra più profonda gratitudine a coloro che ci hanno permesso di fare questo. E’ stato fantastico”.
Il chitarrista Peter Buck ha invece commentato che la cosa grande dell’essere i R.E.M. era il fatto che le canzoni che loro scrivevano significavano la stessa cosa ai loro fan così come a loro stessi. “Mike, Michale, Bill, Berties e io cene andiamo da grandi amici. So che li rivedrò in futuro anche se solo in un angolo del vostro negozio di dischi o in fondo a un club guardando un gruppo di ragazzi di 19 anni che vogliono cambiare il mondo”. Per il bassista Mike Berry, lavorando all’ultimo disco e a una raccolta di loro successi degli ultimi 31 anni ha fatto cominciare a chiedere: e adesso cosa faremo? Aggiungendo che la fine della band è stata decisa da amici, da fratelli, senza litigare e senza avvocati.