In un momento storico dove le grandi multinazionali del disco latitano, sprofondate in una crisi che ha radici ben più lontane e profonde di quelle dell’eurozona, bisogna affidarsi a piccoli e coraggiosi attivisti del rock. Le grandi case discografiche si sono infatti affossate da solo, scegliendo logiche di mercato a scartamento ridotte, basate su idoli passeggeri creati spesso a tavolino, spulciando fra i protagonisti dei talent e dei reality show. Smettendo insomma di andare a cercare i talenti sulle assi sudate e sporche dei piccoli locali. Se una volta a guidarle c’erano mecenati illuminati che hanno avuto l’ardire di scommettere sui Bob Dylan, i Bruce Springsteen e tanti altri, oggi ci danno ragazzini scovati grazie ai click su youtube. E’ così che operazioni come quelle di Ermanno Labianca (scrittore e giornalista, un passato da discografico lui stesso) che ha dato vita a una piccola etichetta indipendente, la Route 61, si distinguono modo meritevole. Si tratta di autentiche operazioni di “resistenza musicale”: difendere il buon nome dell’arte in un’epoca storica di cialtroneria dilagante.
L’ultima coraggiosa peripezia di Ermanno si chiama “Music is love”, un doppio cd tributo alle canzoni leggendarie di Crosby, Stills, Nash e Young. Per la precisione, il primo tributo al mondo dedicato a quattro dei più importanti autori di canzoni di ogni epoca, e arriva proprio dall’Italia. Dentro ci sono ventisette artisti anglo-americani scovati personalmente uno a uno (possiamo solo immaginarci lo sbattimento e la fatica per arrivare a tale risultato) accompagnati da una elegante confezione con booklet, foto, note dei produttori e degli artisti e quant’altro. Cose anche queste sempre più rare nei cd prodotti dalle multinazionali. Sono per la maggior parte artisti cult, di piccolo cabotaggio, ma ci sono anche le star, ad esempio la divina Judy Collins che proprio con Stephen Stills intrecciò una dolorosa storia d’amore che lo spinse a dedicarle il capolavoro Suite: Judy Blue Eyes. Ognuno di loro, a spese proprie, si è impegnato a incidere un brano e lo ha fatto con straordinaria professionalità, segno della cultura profonda che anima i musicisti oltre Oceano, gente che magari di giorno svolge altra attività, ma quando si tratta di musica lo fa con tale amore e professionalità da lasciare a bocca aperta.
La caratteristica poi di questo tributo non è quella di presentare solo le canzoni incise sui dischi a nome CSNY che poi sono solo due oltre al live “Four Way Street”, ma di spulciare anche nella carriera solista di David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young. E di queste carriere, andare a ritrovare anche brani dimenticati, misconosciuti, definiti magari “minori”. Non c’è un pezzo che non valga l’applauso in questo doppio cd. Vediamone alcuni, partendo dai nomi più noti. La già citata Judy Collins interpreta con la sua usuale classe ed eleganza ovviamente un brano di Stills, Helplessy Hoping.
L’ex leader degli Hothouse Flowers, l’irlandese Liam O Maonlai recupera con toni fragilissimi e di intensità strabordante Lady of the Island (Nash). Elliott Murphy si dedica a Birds di Neil Young, incisa dietro suggerimento di Bruce Springsteen, racconta lui stesso (ogni brano ha infatti alcune note scritte da ogni artista coinvolto). Willie Nile si scatena in una roboante Rockin’ in the Free World, mentre la dimenticata Cindy Lee Berryhill incide It Doesn’t Matter. L’ex Dream Syndicate, Steve Wynn stravolge Triad a colpi di chitarre elettriche mandate in distorsione, pura psichedelia underground. Ma c’è anche una grande di un tempo, l’adorabile Karla Bonoff che in buona compagnia rileggia l’ardita Guinnevere in modo autorevole.
Questi alcuni dei nomi più noti, ma personalmente amo l’orientaleggiante versione che Bocephus King fa di Down by the River, così come la bellissima ed esaltante Thrasher fatta da Andy Hill & Renée Safer. Assolutamente incantevole I’ll Be There For You rifatta da una bravissima Jenai Huff con armonie vocali cristalline e piene di doclezza. Affascinante con le sue atmosfere intricate e angosciose, Just a Song Before I Go da parte di Eileen Rose, mentre colpisce piacevolmente la versione jazzy di Out on the Weekend di Clarence Bucaro. Molto bella, anzi bellissima la versione di Southern Cross incisa da Michael McDermott e Heather Horton, intrigante la soffusa Cortez the Killer a opera di Carrie Rodriguez arricchita di una virulenta parte di chitarra elettrica. Coraggiosa come nel suo stile Neal Casal in Hey You (Looking at the Moon) di Graham Nash, folkeggiante la resa di Long May You Run da parte di Nick Barker. C’è anche una figlia di Stephen Stills, Jennifer, con una pregevole rilettura di Love the One You’re With dal repertorio paterno. E tanto altro ancora, tra cui la potente rilettura rock di Bluebird ad opera degli Sugarcane Jane.
Per livello artistico, impegno di curatori e artisti, finalità benefiche (l’associazione medica Equestrian Therapy che si dedica all’ippoterapia per bambini), tutto concorre a fare di questa operazione il possibile disco dell’anno. Con il bonus di farvi venire la voglia di andare a scoprire tanti nomi mai sentiti prima. Come dice Ermanno Labianca insieme agli altri produttori esecutivi Francesco Lucarelli e Peter Holmstedt, “la musica è amore. E’ sempre stato così. Tanto tempo fa, grazie alle canzoni di CSNY, abbiamo scoperto che l’amore è una cosa che appartiene a tutto il mondo”. E le parole di Graham Nash sono il commento più efficace e umile allo stesso tempo: “Eravamo dei piccoli eroi folk. Lo facevamo per quelli che erano là fuori, per ogni musicista che provava ciò che provavamo noi. Ci vedevano lassù e vedevano loro stessi”.