“Everybody’s desperate trying to make ends meets, work all day, still can’t pay the price of gasoline and meat” (“Cercano tutti disperatamente di arrivare alla fine del mese, lavorano tutto il giorno eppure non riescono a pagare il prezzo della benzina e della carne”). Una canzone anti spread, anti crisi economica, anti spending review? Non esattamente, perché il brano in questione, Mohammed’s Radio, venne pubblicato su di un disco della metà degli anni Settanta. Esattamente, il 1976. Il disco si intitolava con il nome e cognome dell’autore, il compianto Warren Zevon, uno dei massimi compositori dell’intera lunga avventura della musica rock, scomparso nel 2003 per una rara forma di tumore.
Il fatto che parte delle liriche di questa canzone suonino così terribilmente attuali, dimostra quando una canzone è opera di genialità pura. Sono infatti le canzoni (così come qualunque altra opera d’arte) che superano i limiti e le costrizioni del tempo, quelle capaci di avere significato a prescindere del contesto per cui sono state scritte, a potersi fregiare del titolo di opera d’arte. Sarà per questo che ogni singola canzone di Bob Dylan, scritta in circostanze particolari come la crisi dei missili a Cuba, è ancora oggi attuale e significativa. Per il semplice motivo che non viene mai citata la crisi dei missili a Cuba, ma la realtà dell’uomo di ogni tempo. Mohammed’s Radio venne scritta ai tempi di un’altra crisi economica, che le persone intorno alla cinquantina ricordano assai bene. Quando, per far fronte al prezzo impazzito del petrolio, si arrivò in diversi Paesi occidentali, Italia compresa, al regime dell’austerità, quando il traffico veniva bloccato non per paura dell’inquinamento, ma per risparmiare benzina.
Dal vivo Zevon includeva sì un riferimento temporale, citando invece dello sceicco che si trova nella versione di studio, l’allora presidente Jimmy Carter (“che anche lui ha i suoi problemi”). Chi potrebbe citare oggi Zevon se fosse ancora vivo? Magari Angela Merkel. Mohammed’s Radio però non ha solo questo aspetto da canzone della classe operaia, che già le varrebbe più di un merito. Mohammed’s Radio è un inno al potere e alla forza rigenerante che sono proprie della musica rock. In un mondo che disattende le più elementari esigenze dell’uomo, dal riuscire ad arrivare alla fine del mese al rispetto per il proprio io (“Tutti quanti sono inquieti, non hanno un posto dove andare, c’è sempre qualcuno che dice loro cosa fare, qualcosa che sanno già tanto che la rabbia e il risentimento crescono di continuo”), per Zevon c’è una possibilità di uscita. “Non ti fa venire voglia di suonare del rock’n’roll, per tutta la notte”? si chiede nel ritornello.
Cioè: stai male, la vita ti mette all’angolo e questo ti deve far venire voglia di una cosa sola: suonare, ascoltare del rock’n’roll. Ti farà bene, stanne certo. E’ la radio di Mohammed, Maometto tanto per rimanere sul tema del petrolio, a fornire questa via di scampo: “Ho sentito qualcuno che cantava in modo dolce e pieno di anima, alla radio, la radio di Maometto”. Ovviamente è una radio che non esiste, è una sorta di stazione pirata, di quelle che negli anni Sessanta permisero al rock’n’roll di diffondersi in barba alle restrittive leggi del monopolio di Stato, e oggi c’è bisogno più che mai di una di queste radio pirata. C’è bisogno di un abbraccio, c’è bisogno di una stretta forte, perché non riuscire ad arrivare alla fine del mese mentre tutti ti dicono come dovresti comportarti, è dura. Come solo i grandi della musica hanno saputo fare, in un brano che esalta lo spirito consolatorio, liberatorio e positivo della musica rock, Warren Zevon non ha scelto la formula musicale del brano appunto rock.
Mohammed’s Radio è una dolce e malinconica ballata al pianoforte, che si apre in uno dei ritornelli più antemici e folgoranti di sempre. Perché fare musica rock non significa ripetere all’ossessione quei due, tre accordi che fanno tutti. Far musica rock significa saperne evocare il contenuto, l’essenza… Che è sempre, se è vera musica rock, uno solo: speranza. E allora anche Radio Rock come si intitola questa rubrica passa con piacere le proprie frequenze all’unica radio che ci permette di arrivare alla fine del mese e di fare il pieno di benzina con la giusta dose di speranza: è la radio di Mohammed.