Da cristiano credente (osservante è un altro paio di maniche…) da una vita, il che significa ormai un bel po’ di anni, mi stupisco di come la fede diventi talvolta occasione di chiusura invece che di apertura. Di litigio, invece che di unione (comunione?). Di chi si contende un Papa contro un altro papa, un po’ come fanno gli ultras delle squadre di calcio (la mia è meglio della tua). Di invidie e gelosie, anche, ma soprattutto di chiusura in ghetti, di avvistamento solo di nemici. Di incapacità di leggere fenomeni culturali e artistici se sopra non c’è il bollino di “salvezza approvata” (non si sa da chi, poi). Che i cristiani siano litigiosi e abbiano un sacco di cattive qualità lo diceva anche un grande poeta, TS Eliott: “Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima”. Per cui non è certo un dramma. Siamo esseri umani, nonostante la Salvezza che ci è stata offerta e donata, e tali restiamo. Il bello è anche questo. Però ci sono cose su cui è utile interrogarsi. Soprattutto per quanto riguarda la presunzione: siccome a noi è stata data la Verità di un Incontro salvifico, allora, non solo siamo meglio di tutti gli altri, ma dobbiamo tenere lontano chi pensa o vive diversamente da noi. Dalla diversità non abbiamo da imparare nulla.
Il caso della presenza di Patti Smith al concerto natalizio in Vaticano e del fastidio che sta provocando in alcuni fedeli è indicativo. La sua presenza è blasfema, hanno detto quelli del comitato Portosalvo di Napoli (un comitato come si legge sul loro sito, “ per la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico, artistico, architettonico, culturale, antropologico e sociologico della Chiesa di S. Maria di Porto Salvo e delle altre chiese consacrate, ma non valorizzate o addirittura chiuse al pubblico in Napoli”). In realtà il comitato fa riferimento a un concerto che Patti Smith terrà il 9 dicembre nella basilica di San Giovanni Maggiore e non al concerto di Natale, ma il passo è comunque breve.
Il motivo è una frase di una canzone di Patti Smith contenuta nel suo primo disco, “Horses”, frase che apriva la celeberrima versione di Gloria: “Gesù è morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei”. Ecco allora che “il Comitato sollecita adesso l’intervento del Cardinale Sepe affinché si possa chiarire subito questa incresciosa e imbarazzante situazione che minaccia l’integrità cattolica e cristiana della storica basilica di San Giovanni Maggiore”.
Chi scrive queste righe vide anni fa Patti Smith in concerto in un’altra basilica, quella di San Vittore a Milano. Fu un evento memorabile, di una intensità spirituale come molto spesso neanche certe liturgie hanno. Nulla di blasfemo accadde, anzi: andando a casa ci sentivamo tutti anche gli atei presenti un po’ più confortati nella ricerca di Dio. E niente, come sappiamo, allontana più dalla fede che l’estraneità alle domande umane più profonde, cioè veramente religiose.
Che il comitato Portosalvo ignori la fortissima religiosità di Patti Smith ci può stare, anche se non è mai bello giudicare quello che non si conosce davvero. Quello che è peggio è un atteggiamento che si nota spesso da parte di molti fedeli. Trattare con sospetto i passi di un percorso umano quando questo non sia considerato – chissà da chi, come dicevamo prima – perfetto. Ma si dimentica che niente nell’umano è perfetto, se non la continua tensione al bene, che è sempre un’approssimazione. Ma in tutto quel mare di imperfezione e approssimazione c’è la vita. E’ proprio vero, purtroppo, che la religione può diventare un oppio, un obnubilamento della vita: basta ipostatizzare alcune dimensioni, incensarle, mettere loro l’aureola, o se si preferisce, disincarnarle, astrarle da un percorso di vita, e il gioco è fatto. Noi siamo il giusto, voi lo sbagliato. Ecco perché qualcuno si è scandalizzato anche della presenza del Centro sociale Leoncavallo a un incontro con il Papa in Vaticano, ad esempio. Ci vuole sempre un bollino da applicare: chi è dentro e chi è fuori.
Patti Smith interpellata sul fatto ha risposto dicendo che chi la giudica per qualcosa che ha scritto quando aveva vent’anni e la vuole ancora incasellare in quello è un pazzo. A vent’anni non volevo che nessuno morisse per me, ha detto. Era una dichiarazione di indipendenza e di libertà artistica e umana che meriterebbe piuttosto di essere indagata. “Gesù” ha detto “è stata la prima parola del mio primo disco, per me il fatto cristiano ha radici profonde da sempre”. Tutti hanno il diritto di viversi il loro percorso umano e spirituale come credono, aggiungiamo noi. E non può che essere così, perché non c’è niente di più personale.
In un sussulto punk, da quell’inventrice del punk che Patti Smith è stata, si è lasciata scappare un orgoglioso “voglio fare quel c.. che voglio, soprattutto alla mia età (ha quasi 70 anni, ndr)”. Applauso. Per certi cristiani invece c’è sempre purtroppo la presunzione di leggere la verità della posizione del cuore di un altro.