SERGIO ARTURO CALONEGO/ Un papà fotografo alla ricerca del suo suono

- Walter Muto

Premi importanti, riconoscimenti internazionali, Sergio Arturo Calonego è uno dei tanti segreti della miglior musica italiana, ce lo presenta con questa intervista WALTER MUTO

calonego_chit_R439 Immagine di archivio

Ci si conosce per caso una sera, in un locale. Siamo lì entrambi per circostanze fortuite. Ci si annusa, e come sempre accade fra musicisti, si capisce – quasi sempre – subito se c’è qualcosa in comune oppure no. Poi qualche giorno dopo la curiosità spinge a cercarsi, ed oggi è estremamente facile contattarsi, per chi usa facebook.

Da quel giorno è passato qualche mese ed in questo tempo Sergio Arturo Calonego ha vinto la targa ADGPA come miglior chitarrista acustico emergente, e lo scorso 29 ottobre ha aperto il concerto del Festival de la Guitare di Issodun, in Francia. 

Parla di questo riconoscimento con discrezione, quasi con timore. Ma se lui non è, come dice sempre, un chitarrista, ma un fotografo di emozioni e papà di tre bambini, in realtà non è un completo outsider nel mondo musicale, e nemmeno è nuovo a riconoscimenti importanti. È infatti dell’anno precedente un altro consistente successo: il conferimento della Targa SIAE come miglior autore al Premio Tenco, targa assegnatagli da una giuria capitanata niente meno che da Mogol. 

E questa è solo l’ultima tappa di un cammino lungo, perlopiù svolto in ambito cantautorale, partendo dal blues ed arrivando alla chitarra acustica, intesa oggi come compagna di viaggio sia per le canzoni che per i brani strumentali. 

La strada di Sergio passa attraverso Lillidy Blues Band e Arturo Fiesta Circo, per arrivare al bellissimo Marinere, del 2013, in cui appare fra le altre Suite R., il già citato brano premiato da Mogol e (è il caso qui di dirlo) compagnia cantante. Ma è in uscita un altro album, reperibile su http://www.calonego.it/; DADIGADI è il titolo del CD e del brano d’apertura, punto d’arrivo di un triplo gioco di parole. Come i chitarristi sanno, DADGAD è una suggestiva open tuning, fascinosa accordatura aperta che permette la ricerca di nuovi intervalli e sonorità non usuali con l’accordatura standard. Ma Dadi è una citazione-omaggio ad uno dei grandi della chitarra acustica fingerstyle, il grande Marcel Dadi. E, precisa Sergio, all’interno di questo gioco ci sta anche ‘Daddy’, il papà che lui – anche questo controcorrente, come molte altre scelte che abbiamo in comune – ha deciso di diventare. A DADIGADI segue Dissonata, brano per lunghi tratti basato su un pedale armonico, da cui emerge ad un certo punto una delicata melodia. Delta costruisce un groove intrigante e lascia un po’ di spazio alla voce gravelly, sabbiosa, che pennella poche sofferte parole, tirando verso una strana forma di blues. 

E via con Dancera, Dea e Duende, la quale, quest’ultima, adombra fra armonici e sfregamenti un sapore brasileiro, scurito all’inizio del tema da armonie non appartenenti al mondo di Jobim e soci. Ve ne state accorgendo? I titoli dei brani iniziano tutti con una D… D come RE, la tonalità, o meglio l’ambito tonale, la polarizzazione di suoni che fa da sfondo a tutti i brani, come un tappeto su cui appoggiare i piedi scalzi, un divano su cui sedersi per suonare comodamente in libertà. E per ascoltare le storie che escono da queste note. 

“Per me otto brani sono già troppi”, mi dice Sergio prima di una chiacchierata filmata che abbiamo fatto insieme (cercatela su youtube scrivendo mutorial calonego) ed infatti anche questo suo lavoro, come il precedente, si ferma ad otto. Mancano pertanto all’appello Darlin, e il suo swing appena accennato che accompagna la voce piena di sassi in un ruvido tributo d’amore, e Darandel che riallaccia il discorso all’origine, riportando alle atmosfere iniziali, in un ideale anello che si chiude, ma può tranquillamente ripartire dal primo pezzo. 

Otto: il numero che se lo ribalti a testa in giù è sempre lo stesso, e se lo giri di traverso diventa l’infinito. E un pezzettino di infinito si è incastrato in questo lavoro di Sergio Arturo Calonego, che in un mondo che corre dietro a gare e talenti usa e getta, chiede solo di essere ascoltato. Con attenzione. Fotografo, papà o chitarrista, decidete voi. 





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