Il forum di Assago è sostanzialmente pieno, nonostante il costo piuttosto alto dei biglietti, segno che la gente ha avuto l’impressione che questo potesse essere un evento da non perdere. Siamo dovuti arrivare molto presto, fila chilometrica all’ingresso ed inizio annunciato alle 19,30. Ma a quell’ora stiamo entrando e non siamo fra gli ultimi.
Comunque effettivamente alle 20 si comincia, e si comincia tutti insieme con Sting e la sua Brand New Day, e a “stand up” già tutti in piedi per ballare, subito.
Il riff di fisarmonica di Boy in the bubble introduce un altro brano, solido quanto il precedente. Il gioco si svela subito, sul palco ci sono due band sempre presenti è sempre suonanti, anche se a seconda dell’artista è una a trainare e l’altra a colorare, e poi viceversa. Fields Of Gold è il primo momento diciamo di sentimento, grande canzone d’amore insuperata dopo decadi. Mother And Child Reunion ci riporta al repertorio di Simon, e Sting qui è corista di eccellenza…poi dal nulla parte una So Lonely che solleva gli animi ed il volume, con un insolito inserto rappresentato da un assolo di basso tuba, accompagnato unicamente da Sting al basso, e i fedelissimi Vinnie Colaiuta alla batteria e Dominic Miller alla chitarra. E subito il quattro per il funky di When The World Is Running Down.
Il solo di piano, inevitabile dopo la versione live contenuta in Bring On The Night, nonostante la bravura del pianista fa rimpiangere alquanto Kenny Kirkland. Si plana un tono sopra e c’è spazio anche per un solo di Dominic Miller, seguito da un altro solo di violino e dal finale. Sting conta, Paul Simon e la sua band se ne sono andati da un po’ ed è il momento di Englishman In New York. Peccato per un sax soprano assente dall’audio… Shape Of My Heart è una perla assoluta, si sa, e come se servisse ci fa rendere conto di che autore sia Sting.
Un po’ di metallo arriva invece arriva da una versione più seduta ma anche più aggressiva di Driven To Tears, seguita da una Walking On The Moon in versione big band, che serve anche a far rimettere il piede sul palco alla sezione fiati. Si prepara infatti il rientro di Paul Simon e della sua Mrs. Robinson, anch’essa molto rilassata. Le tonalità sono un po’ abbassate (mezzo tono walking, un tono e mezzo robinson) ma la magia c’è tutta, come quella del caratteristico nitro di batteria di Fifty Ways To Leave Your Lover. Sting e i suoi musicisti lasciano la scena tutta a Paul Simon. Insolitamente il batterista imbraccia una chitarra che suona con il bottleneck, ed il mondo cambia, l’atmosfera diventa magica, il colore africano e al tempo stesso indiano di Dazzling Blue. La festa di Late In The Evening rialza il tiro rimanendo nello stesso contesto. L’inciso dei fiati si fa attendere per tutto il pezzo, ma quando parte è irresistibile e non si riesce a star fermi!
L’atmosfera si riammanta di magia appena parte il pianoforte elettrico Fender Rhodes di Still Crazy After All These Years, dalle complesse armonie jazzy e dal solo di sax fulminante e avvincente. Me And Julio Down By The Schoolyard ci riporta agli anni 50, alle feste spensierate e all’inizio della carriera. Sting e Dominic Miller da dietro le quinte ballano e si uniscono alla mimica dell’altra band prima di prenderne il posto è gettarsi al volo su Fragile, cantata però da Paul Simon. Potrebbe essere l’inizio di una serie di scambi di lusso, ognuno ad offrire i propri pezzi all’altro. Stiamo a vedere.
Infatti parte America, cantata da Sting senza nemmeno Simon presente sul palco. Violino e corno – che presenza di polistrumentisti stasera sul palco – svolgono le top lines di un prezioso tappeto di archi sintetici. Non c’è tempo di assaporare la magia, parte la potenza mostruosa di Message In A Bottle. Sting c’è e lo sa. Hounds Of Winter è solo un’altra conferma del segno che ha lasciato nella canzone degli ultimi 50 anni.
Una nota di merito per la bravissima cantante – corista sarebbe riduttivo – Jo Lawry che si supera negli acuti per ricordare gli ululati dei mastini dell’inverno… Grandiosa la versione di End Of The Game, non uno dei pezzi maggiori di Sting, che in ogni caso offre melodie intrecciate e preziose, su un arrangiamento dai pieni e vuoti entusiasmanti. E poi Roxanne! Nonostante il barbone da eremita, Sting è in perfetta forma e tenuta vocale invidiabile da parte di un ventenne.
Inaspettata una virata verso una versione di Ain’t No Sunshine, lunare e affascinante, per poi tornare al gran finale con l’urlo atavico e disperato per la vita di Roxanne, buttata su una strada. Desert Rose parte in un tripudio di luci e suoni, festa mediorientale e tutti in piedi a ballare ancora. Rientra Paul Simon, arpeggiando l’inconfondibile The Boxer, e i due sono di nuovo insieme con Sting ad armonizzare su melodie Garfunkeliane…
Riposo per Sting e soci, l’interlocutoria That Was Your Mother alimenta comunque l’atmosfera di festa, con il settantaduenne Simon che accenna passi di danza in una specie di tip tap trascinato, e porta ad una trascinante The Obvious Child, un muro di percussioni e fiati, prima dell’incanto di Hearts And Bones. E senza soluzione di continuità un omaggio alle radici, con Mystery Train. Dall’atmosfera blues si ripiomba nell’Africa di Diamonds On The Soles Of Her Shoes, rotolante e ricca di un bell’assolo di percussioni finale, che dà la stura a You Can Call Me Al, scoppiettante come al solito e piena di vitalità. È la chiusa ufficiale dello show, prima del rientro di tutti i musicisti con Cecilia: Jubilation, è proprio il caso di dirlo, il grande evento è avvenuto, due ore e trentacinque ininterrotte e c’è ancora spazio per Every Break You Take, alcune strofe affidate a Simon, e Sting senza una minima sbavatura. E per Bridge Over Troubled Water, immortale inno all’amicizia, cantata da Sting senza la minima fatica e con grande intensità. Seconda strofa naturalmente cantata da Simon e poi via insieme, con gran finale di Sting, inossidabile e bravissimo.
Ultimo siparietto, due chitarre acustiche e When Will I Be Loved. E tutti a casa. Grazie alla zia Americana di un caro amico, segretaria di Paul Simon, che ci ha voluto regalare questo bello show. Sarò vecchio, ma io la ritengo una serata memorabile.