Dicono che la gente di una certa età non ne capisce molto di Internet. Mio suocero ad esempio mi telefona spesso per sapere come si invia una e-mail o come mai la Rete non funziona. Dicono che i social network siano una esclusiva per giovani e giovanissimi, che praticamente ci vivono dentro, preferendo la virtualità alla scomodità dei rapporti reali. Di Facebook ad esempio hanno fatto il loro diario di vita, raccontano tutto, postano migliaia di selfie, condividono le foto dei gattini, si innamorano, litigano. A volte scoppiano anche casi deleteri di bullismo.
Gianni Morandi ha la sua bella età, nonostante l’eterno viso da ragazzino. Oddio qualche ruga ce l’ha e probabilmente si tinge anche i capelli. Insomma il prossimo dicembre Gianni compie 71 anni, ma nonostante l’età è probabilmente oggi il re di Facebook.
Da tempo infatti posta su base quotidiana una serie infinita di selfie che documentano la sua vita quotidiana: mentre fa la spesa, mentre cucina, mentre divide i fagioli bianchi da quelli neri, mentre pota la siepe. A dire il vero ha anche un po’ rotto le scatole, almeno al sottoscritto che non è neanche tra i suoi seguaci (quasi un milione e mezzo, a livello di una Miley Ciryus per intenderci) ma siccome molti dei miei contatti lo sono, mi ritrovo automaticamente la mia bacheca piena del faccione sorridente di Gianni. Ma insomma va bene così. E’ un uomo felice, è semplice, ha gusti semplici, ama le cose piccole e la sua famiglia e ha capito come utilizzare bene un media come un social network. Insomma, si fa amare. Almeno fino a un paio di giorni fa.
Gianni infatti quasi mai prende posizione su fatti di politica o di cronaca. Lo ha fatto però dopo il naufragio dei migranti nel canale di Sicilia, postando una foto di una nave di emigranti italiani del secolo scorso e commentando che anche noi eravamo come i migranti di oggi. Apriti cielo.
Nel giro di poche ore quel post è stato commentato da oltre quindicimila persone, e quasi tutti i commenti erano accusatori nei suoi confronti, gridando allo scandalo: come ti permetti di paragonare i nostri emigranti a quelli di oggi, hanno detto in molti. I nostri nonni andavano in paesi stranieri, obbedendo alle leggi locali, lavorando sodo, non erano clandestini, non erano stupratori e spacciatori. Vabbè, qualcuno ha fatto notare che alcuni dei nostri nonni ha esportato un bene di consumo mica tanto bello, la mafia.
Ma non vogliamo entrare nel merito della discussione, anche perché molti dei commenti erano volgari, insulti veri e propri, di stampo razzista.
Ci piace invece commentare come Morandi ha reagito. Non so chi di voi abbia mai preso parte a una discussione su facebook: è peggio di una invasione di cavallette. Tutti oggi infatti si sentono in grado di avere una opinione, poco importa quanto approfondita. L’istintività e le rabbie represse di chi non ha mai potuto dire la sua trovano facile sfogo sui social network, grazie anche all’anonimato, li alimentano, ne costituiscono la ragione. Le discussioni sfociano sempre in insulti e in patetici “ho ragione io e tu sei un cretino”. Ma questa è la Rete, spesso un becero contenitore di stupidaggine.
Morandi si è preso invece la briga di rispondere uno a uno a quasi tutte le migliaia di commenti, in modo pacatissimo ed educato, e questa è già una eccezione sui social network Ha dato insomma una lezione di stile e di classe. Di educazione, che al popolo bue della Rete può solo far del bene a prescindere. Ad esempio, a chi gli faceva notare che lui vive in una bella villa di campagna e perché non si porta un po’ di migranti a casa sua, ha risposto: sì, qualcuno posso tenerlo qui a casa mia, non molti, ma qualcuno.
“Personaggio insulso, raccomandato, ricco sfondato, falso moralista bonaccione che usa facebook per le sue sparate politiche senza alcun senso logico. Nuovo idolo di radical chic e sinistroidi”: titola una foto di Morandi che circola in queste ore su Facebook.
“Non mi aspettavo che più della metà di questi messaggi facesse emergere il nostro egoismo, la nostra paura del diverso e anche il nostro razzismo”, ha scritto il giorno dopo Morandi. Benvenuto nel mondo virtuale Gianni. Fa un po’ schifo, ma meno male che c’è gente come te che lo frequenta. Qualcuno che ci ricorda che emigranti e migranti sono sì la stessa cosa, perché tutti uomini, tutti alla ricerca di quello che ci tiene – o ci dovrebbe – tenere in vita: il desiderio di felicità. Però basta selfie mentre innaffi i pomodori in giardino. Please.