E’ ormai quasi sold out il concerto che Sufjan Stevens terrà a Milano, al Teatro della Luna di Assago, il 21 settembre ed è una notizia di cui nessuno si è stupito, in verità. “Carrie & Lowell”, il suo ultimo album in studio, è uscito ad aprile ed è immediatamente andato a contendersi la palma di disco dell’anno. Probabile che vincerà, alla fine, perché sembra improbabile che da qui a dicembre venga pubblicato qualcosa che anche solo si avvicini all’intensità, alla drammaticità e alla struggente bellezza di queste 11 canzoni per 44 minuti scarsi di durata.
Walter Muto ne ha fatto una bella e approfondita recensione e direi che la cosa migliore è leggersela (/) ma possiamo anche raccontare di nuovo alcuni fatti, male di sicuro non fa.
Sufjan Stevens è americano, è nato a Detroit, nel cuore del Michigan, e ha appena compiuto 40 anni. La sua carriera è già pluridecennale ed ha realizzato dischi di grande spessore, con la caratteristica di non renderli mai uno identico all’altro. È partito col folk minimale di “Enjoy Your Rabbit”, si è dedicato ai temi religiosi con il completamente acustico “Seven Swans” ma ha raggiunto una certa popolarità solo coi due dischi dedicati agli Stati Uniti: “Greetings From Michigan The Great Lake State” e “Illinois”, che prima di “Carrie & Lowell” era considerato il suo più grande capolavoro.
Si tratta di lavori molto più sperimentali, dove il folk si sposa all’elettronica e a soluzioni sonore mai banali e dove i testi diventano piccoli e spesso surreali racconti di vita quotidiana, con lo Stato di riferimento sempre sullo sfondo. Si era creato un certo scompiglio, ai tempi, perché Sufjan si era divertito a dichiarare che aveva intenzione di realizzare un disco per ogni stella sulla bandiera degli Stati Uniti. Ovviamente era uno scherzo e nel 2010 uscì “The Age of Adz”, probabilmente il lavoro più ostico e sperimentale da lui mai inciso, ispirato all’opera di Royal Robertson, che nelle sue musiche strambe e a volte schizofreniche sembrava proprio evocare la complessità e l’oscurità del pittore della Louisiana.
Ora, a cinque anni di distanza, Sufjan ritorna con “Carrie & Lowell”: abbandonate tutte le sperimentazioni e le stratificazioni sonore, si ritorna all’essenziale, alla canzone stessa, scarnificata, messa a nudo, in modo tale che il suo significato possa splendere come non mai.
C’è una foto di un uomo e una donna, in copertina e due nomi nel titolo: Carrie è la madre di Sufjan, Lowell il suo patrigno. Hanno vissuto una storia tormentata, Carrie soffriva di sindrome bipolare e aveva problemi di alcolismo, il rapporto con Sufjan e suo fratello è stato irrimediabilmente condizionato da questa situazione. Lowell, a quanto si capisce, è stato una figura che, entrata dopo il divorzio dei genitori, ha saputo dare una certa stabilità alla donna e a farle in qualche modo recuperare il rapporto con i figli.
Nell’arco delle 11 canzoni del disco viene narrato tutto questo. Lo stile è asciutto, per nulla sentimentale o edulcorato, sempre drammatico, a volte addirittura crudo. Sufjan passa attraverso il dolore e i traumi della sua infanzia fino alla crescita, alla raggiunta maturità e alla capacità di guardare la madre con uno sguardo nuovo, uno sguardo in cui c’è anche l’affetto e il perdono.
L’urgenza di raccontarsi, il farlo senza filtri, senza maschere, hanno reso tutti gli episodi del disco di una bellezza estrema, e non commuoversi durante l’ascolto non è assolutamente una cosa possibile.
Detto questo, chi vorrà saperne di più, ascolterà il disco. Noi ci limitiamo a dire che il concerto del 21 settembre sarà un evento indimenticabile ed è tanta la voglia di vedere come Sufjan affronterà dal vivo le canzoni di “Carrie & Lowell” (che, stando alle setlist pubblicate finora, viene sempre suonato per intero).
L’ottima risposta del pubblico italiano a questo evento dice già tutto di come il disco sia stato recepito sin da poche settimane dopo la sua uscita. Chi non fosse ancora in possesso di un biglietto, farà meglio ad affrettarsi: rimane ancora qualche poltronissima numerata ma non è detto che resista fino al 21 settembre…
Sufjan Stevens
(Special Guest: Basia Bulat)
21 settembre 2015
Milano, Assago Teatro della Luna
Biglietti disponibili: poltronissima numerata, 41,25 euro
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