Questo ultimo festival di Sanremo passerà alla storia come quello degli insulti. E della “squalificazione” della categoria dei giornalisti (musicali), se tale categoria è mai esistita davvero. Se ne potrebbero raccontare tante al proposito, dalle marchette per una recensione positiva, ai viaggi-tutto-pagato a Miami per assistere alla prima di un tour di una star internazionale, alle liti per avere un disco omaggio, agli assalti ai buffet. Ah, ma quelli erano i tempi in cui le case discografiche avevano i soldi… Sta di fatto che oggi, anche se i giornalisti musicali sono a malapena pagati, la sala stampa di Sanremo è sempre piena di centinaia di costoro (non c’era nessun giornalista de ilsussidiario.net, ci teniamo a specificarlo). Due sono gli episodi che resteranno negli annali. Il boato di insulti che si è alzato in maniera unanime all’annuncio che al terzo posto in classifica era finito Il Volo e che quindi non avrebbero vinto: “Me..de”, “Vaff…lo”, “In galera” (in galera? ma qualcuno si rende conto dell’enormità?) Come si vede dal video diffuso sui social da Francesco Facchinetti, a urlare, a saltare in aria e applaudire sono tutti. La tifoseria ci sta, l’esuberanza anche quando si sta chiusi per cinque giorni in un salone-bestiame, ma l’insulto così pesante no. L’altro episodio vede protagonista Ultimo, che in conferenza stampa ha avuto il coraggio di dire in faccia ai giornalisti “Vi sentite importanti e rompete sempre il c…zzo”. Uno sfogo in un momento di delusione profonda per essere arrivato secondo. C’è un video che gira in Rete dove si vede Ultimo salire le scale per andare in camera e un giornalista con la bava alla bocca, neanche avessero insultato la madre urlargli dietro “vaff… lo tu, vaff…. lo”. Che squallore.
LA RISPOSTA DE IL VOLO
Intervistato da Il Messaggero Gianluca Ginoble, mostrando molta più classe dei giornalisti, ha commentato: “Prima di tutto vorrei chiarire una cosa: noi non ce l’abbiamo con i giornalisti, ma siamo rimasti delusi e amareggiati per il comportamento solo di alcuni giornalisti che ci hanno insultato pesantemente con epiteti irripetibili. Va bene il diritto di cronaca e di critica, ma le offese non sono ammissibili”. Aggiungendo: “Siamo dei ragazzi giovani, alcuni di loro potevano essere nostri padri, altri addirittura nostri nonni. Il loro comportamento è stato offensivo non solo per noi, ma per tutta la categoria. Sono giorni che alcuni dei loro colleghi ci telefonano scusandosi anche a nome loro. Fa male vedere il video dove un giornalista urla ‘in galera, in galera’, con gli altri che lo incitavano. È stato un vero e proprio gesto di bullismo”. Ha perfettamente ragione. Il Volo all’indomani della fine del festival aveva già detto queste cose con un post su Facebook: “Chiudo questo mio sfogo leggendo le ultime due righe della nostra lettera: essere chiamati “merde” o vedere qualcuno che sbraita “in galera” solo perché stiamo facendo quello che ci piace nella vita è irrispettoso non solo nei nostri confronti, ma soprattutto nei confronti della libertà di espressione”. Chiosa invece Facchinetti in un suo post: “Da un grande potere deriva una grande responsabilità, perché essere giornalista è un grande potere. E anche se il vostro giudizio poteva essere negativo gridare insulti in sala stampa in un posto così importante è qualcosa di orribile”.