Deve rimanere in carcere e nel regime di 41-bis, Nadia Desdemone Lioce, terrorista italiana ex componente dell’organizzazione di sinistra Nuove Brigate Rosse – Nuclei Comunisti Combattenti. Da anni il suo avvocato, il legale Caterina Calia, insieme al difensore Carla Serra, si batte affinchè la propria assistita venga sottoposta ad un regime carcerario normale, ma ogni tentativo è stato fino ad oggi rigettato. E lo stesso è accaduto nelle scorse ore quando la Cassazione ha rigettato il ricorso presentato proprio da Serra, contro la sentenza del tribunale di sorveglianza di Roma che a novembre dell’anno scorso aveva confermato la proroga della detenzione dell’ex brigatista in regime di carcere duro.
Nadia Desdemone Lioce, come si legge sulle motivazioni, viene considerata ancora pericolosa in quanto viene spiegato che è “attuale e concreta” la possibilità che la leader delle Nuove Br riallacci legami “con l’ambiente malavitoso”, possibilità “che non potrebbe essere adeguatamente fronteggiata con il regime carcerario ordinario” Due anni fa, durante un’intervista all’Adnkronos, Caterina Calia aveva spiegato: “Il regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni (Nadia Desdemone Lioce è stata condannata all’ergastolo), rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso – aveva proseguito – così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L’unica ragione per cui è ‘murata viva’ è la ‘ragion di stato’ che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti”.
NADIA DESDEMONE LIOCE RESTA IN CARCERE: LA CONDANNA DEFINITIVA ALL’ERGASTOLO DEL 2007
Classe 1959, originaria di Foggia, Nadia Desdemone Lioce ha partecipato agli omicidi di Massimo D’Antona e del 1999 e di Marco Biagi nel 2002. L’anno dopo, a marzo del 2003, venne arrestata su un treno regionale Roma-Firenze e al momento si trova reclusa presso il carcere di massima sicurezza Le Costarelle di Preturo a L’Aquila.
Durante l’arresto la brigatista si trovava assieme al “collega” Mario Galesi, e fermati per un controllo dei documenti dagli agenti della Polfer estrassero le armi che portavano con se iniziarono a sparare, colpendo a morte il sovrintendente Emanuele Petri; il collega, Mario Galesi, morirà invece poco dopo il ricovero in ospedale. Dopo l’arresto la donna venne condannata definitivamente all’ergastolo il 28 giugno del 2007. Sono quindi passati più di 18 anni dal suo fermo e fino ad oggi la giustizia ha attuato il pugno pesante, alla luce degli efferati omicidi e delle gravissime azioni criminali portate a termine negli anni.