Aver visto un ultimo post apparire sul canale Instagram di Nadia Toffa ha destato una certa impressione questa mattina: dopo che la luce della bella conduttrice e inviata de Le Iene si è spenta ieri mattina per quella lunga e sfiancante malattia che l’aveva colpita mesi fa (cancro al cervello in stadio avanzato, ndr), stamane la famiglia di Nadia ha fatto apparire un’ultima foto, un ultimo post su quel account social che è diventato negli scorsi mesi un compagno “particolare” attraverso cui Nadia Toffa ha raccontato passo dopo passo l’intera testimonianza della sua malattia e di quel “dono” strano eppure non del tutto “maligno” come lei stessa raccontava il suo tumore. «Cara piccola grande Nadia, figlia amata, adorata sorella, dolcissima zia, guerriera potente in ogni sfida, coraggiosa anche nell’ultima, la più difficile. Non ci sono parole per dire il vuoto che lasci in tutti noi»; nella foto parte della famiglia Toffa che in queste ore sta ricevendo dall’intera città di Brescia un lungo abbraccio tramite le code infinite presso la Camera Ardente allestita al teatro Santa Chiara.
NADIA TOFFA, IL LUNGO ADDIO E LA FEDE NELLA VITA
«Si spegne con te una luce calda, cristallina, ma rimane tutto l’amore che ci hai donato, resta ciò che hai costruito con tanta dedizione e determinazione per noi, per tanti. Siamo forti della tua forza. Già un angelo in vita, ora sei libera e serena nell’Amore più grande. Riscaldati dall’abbraccio di tutti», si conclude con queste dolci e commosse parole il post su Instagram che ha resto “viva” ancora una volta la memoria e la vicinanza della ex Iena scomparsa ieri dopo una lunga agonia. In una delle tante interviste rilasciate nei lunghi mesi passati dentro e fuori dagli ospedali, Nadia Toffa non diede mai l’accenno di voler piangersi addosso per la “sfiga” capitata, anzi, ha sempre voluto rilanciare la propria sfida non tanto come messaggio “positivo” ma come puro e naturale “istinto” alla vita: «il Signore ci mette di fronte a sfide che possiamo affrontare, questa è la mia sfida. Io all’inizio mi chiedevo in continuazione: perché proprio a me? Diciamocelo pure: il cancro non lo vuole nessuno e quando arriva è una brutta notizia. (…) Però, poi mi sono detta: ma perché non a me? Davvero: perché non a me? E’ pieno di bambini che muoiono al primo giorno di vita… questo è il mio dolore e io lo devo portare, è il mio fardello. Il Signore mi ha dato questa sfida ed io ce la sto mettendo tutta, combatto». Un “angelo in vita”, come la definiscono i suoi familiari e come in effetti, leggendo queste parole, la stessa Nadia è diventata sempre più parte integrante di quella coscienza collettiva per una volta non ripiegata sull’odio o sul recrimine: «Ci sono voluti mesi, non è stato facile, ovviamente ho pianto, mi sono ribellata, ho sofferto tanto, c’è voluto molto tempo per poter trasformare questa mia domanda. (…) Ci sono voluti mesi di dolore, di introspezione, di sofferenza, ma non bisogna mollare mai, mai! Perché non siamo soli! (…) Lo voglio dire davvero a tutte le persone che soffrono: non siete soli! Non siamo soli!».