Un nuovo virus potenzialmente mortale arriva dall’Asia. A lanciare l’allarme è stata l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) che ha riportato il caso in una donna recentemente tornata da u viaggio nell’Asia centrale e per la quale è stato necessario il ricovero presso il Cambridge University Hospitals NHS Foundation Trust. Si tratta di un caso di febbre emorragica Crimea-Congo, un’infezione virale grave e per la quale si rischia di morire. La donna è stata poi trasferita al Royal Free Hospital di Londra dove sta ricevendo cure specifiche.
Si tratta di una malattia nota anche con l’acronimo CCHF, dall’inglese Crimean-Congo Hemorrhagic Fever, causata da un virus, il nairovirus, che fa parte della famiglia Bunyaviridae, trasmesso dalle zecche del genere Hyalomma, vettori e al tempo stesso serbatoi del patogeno. La trasmissione all’uomo può avvenire tramite il morso o il contatto con i fluidi di una zecca infetta, ma anche tramite il contatto diretto con il sangue, altri fluidi corporei o tessuti di animali o persone contagiate.
FEBBRE CRIMEA-CONGO: TRASMISSIONE E DIFFUSIONE
Precedentemente nel Regno Unito sono stati registrati altri due casi di febbre emorragica Crimea-Congo. Sono stati segnalati nel 2012 e nel 2014, importati il primo dall’Afghanistan e l’altro dalla Bulgaria, dopo i quali il virus comunque è stato contenuto in modo sicuro, senza ulteriori trasmissioni. Arrivano comunque rassicurazioni dalla dottoressa Susan Hopkins, consulente medico dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA): “Non si diffonde facilmente tra le persone e il rischio complessivo per il pubblico è molto basso“, ha dichiarato, come riportato da Fanpage. Ma i sanitari tanno lavorando al tracciamento delle persone con cui la paziente ha avuto contatti stretti prima che ricevesse la diagnosi. La febbre emorragica della Crimea-Congo è endemica in Africa, Balcani, Medio Oriente e in Asia a sud del cinquantesimo parallelo settentrionale, dove è diffusa in un gruppo di animali selvatici e domestici, come bovini, pecore e capre. Invece diverse specie di uccelli sono immuni al virus, mentre gli struzzi sono suscettibili all’infezione, e nelle aree endemiche sono stati fonte di contagio per gli umani.
NAIROVIRUS: SINTOMI, CURE E MORTALITÀ
Per ridurre la trasmissione da animale a uomo bisogna evitare contatti con sangue o tessuti di animali infetti, quindi bisogna indossare indumenti protettivi durante la loro manipolazione, ad esempio nelle procedure di abbattimento e durante la macellazione. Invece, per evitare il contagio da persona a persona bisogna evitare il contatto stretto con individui infetti, indossare guanti e dispositivi di protezione e lavando accuratamente le mani. Quali sono i sintomi? La febbre emorragica Crimea-Congo si presenta con febbre, dolore muscolare, vertigini, dolore al collo e rigidità, mal di schiena, mal di testa, dolore agli occhi e sensibilità alla luce. Ma inizialmente possono presentarsi anche nausea, vomito, diarrea, dolore addominale e mal di gola, ma anche bruschi sbalzi d’umore e confusione. Invece successivamente all’agitazione si sostituisce può essere sostituita da sonnolenza, depressione e stanchezza.
Quando l’infezione si aggrava, le petecchie possono lasciare il posto a ecchimosi e altri fenomeni emorragici a livello di naso, gengive, utero, intestino e polmoni. Ma può insorgere epatite, mentre dopo il quinto giorno possono insorgere problemi ai reni oltre che insufficienza epatica o polmonare. L’infezione può essere mortale: la febbre emorragica Crimea Congo ha un tasso di mortalità del 30% tra quinto e 14esimo giorno della malattia. I miglioramenti invece si osservano tra nono e decimo giorno dai primi sintomi, anche se il recupero completo necessita di una lunga convalescenza. Per quanto riguarda le cure, non ci sono terapie per la febbre emorragica Crimea Congo. I trattamenti, dunque, mirano alla riduzione dei sintomi e nei casi più gravi per supportare le funzioni vitali.