IL NAZIONALISMO LIBERALE: LA “SCOMMESSA” DI MICHAEL WALZER
È possibile tenere assieme due concetti così “ampli” e generali come il nazionalismo e il liberalismo in uno stesso tempo e per lo stesso scopo? Secondo il filosofo americano – intervistato da “La Stampa” sabato 3 giugno – Michael Walzer, autentico rappresentante del liberalismo mondiale (nonché professore emerito all’Institute of Advanced Study) questo “connubio” non solo è possibile ma è necessario per salvare il destino di Europa e Occidente.
Nel suo nuovo saggio “Che cosa significa essere liberale”, oltre ad affrontare di petto il dilagante scenario “woke” in corso negli Stati Uniti, si concentra sulla necessità di legare al liberalismo il concetto di nazionalismo “positivo”: «il nazionalista liberale è qualcuno che riconosce la legittimità e il diritto all’autodeterminazione delle altre nazioni, che è in grado di universalizzare l’idea stessa di autodeterminazione, ovvero che ognuno può scegliere da sé come governarsi». Pur venendo da una tradizione di sinistra liberale, Walzer non si fa problemi a valutare come assolutamente positivo e necessario l’idea di uno Stato-nazione da curare e coltivare, sempre ovviamente evitando derive illiberali: «le fortune e le gioie delle socialdemocrazie post-Seconda Guerra Mondiale sono state possibili grazie al senso di solidarietà fra i cittadini dei Paesi dell’Europa Occidentale». Sempre il docente ricorda come non può esserci vero internazionalismo – di cui l’esempio principe rimane l’Unione Europea, almeno nei suoi principi iniziali e ideali – «senza nazionalismo».
“FEDE, LIBERTÀ E NAZIONE”: COSA HA DETTO IL FILOSOFO WALZER
Migliorare l’ONU, la Corte di Giustizia Internazionale ma in generale occorre prima una crescita dell’idea stessa di nazione in ogni Paese occidentale: questa la “ricetta” del nazionalismo liberale teorizzato da Michael Walzer. Un liberale che è anche nazionalista è prima di tutto «colui che riconoscere i diritti al suo prossimo […] riconoscere i diritti delle minoranze è l’atteggiamento del nazionalista liberale».
Una rinascita globale può passare solo dal riconoscimento del valore del singolo come della comunità, non tralasciando i lavoratori e le minoranze: si può parlare, secondo Walzer, di rinascita «religiosa» senza che questo possa cozzare con il radicamento del liberalismo. «Se ragioniamo in termini di ortodossia», sottolinea ancora il filosofo americano, «ogni religione è ostile al liberalismo e alla democrazia». Eppure, afferma Walzer, dentro ogni fede «ci sono elementi di libertà»: nel cattolicesimo, nel Riformismo giudaico dell’ebraismo, addirittura nella Teologia della Liberazione sudamericana, si possono trovare questi «elementi di libertà» ritenuti necessari da Walzer per poter parlare senza contraddizioni di liberalismo religioso.