AL VIA I COLLOQUI DI PACE FRA UCRAINA E STATI UNITI IN ARABIA SAUDITA: COSA SUCCEDE TRA OGGI E DOMANI
Sono cominciati questo pomeriggio a Riad, capitale dell’Arabia Saudita e autentico “centro mondiale” della diplomazia da un mese a questa parte, il secondo round di negoziati di pace tra Ucraina e Usa: alla vigilia del vertice Stati Uniti-Russia sempre alla corte dei Bin Salman, il summit negoziale tra i team dell’inviato americano Keith Kellogg e del Governo Zelensky sono alle prese coi vari punti tecnici del piano di pace presentato dalla Presidenza Trump e rivisto dopo i colloqui telefonici del tycoon sia con Vladimir Putin che con Volodymyr Zelensky.
L’auspicio dettato dal Presidente ucraino è che dopo questi negoziati si possa davvero spingere Putin «a dare un vero ordine di stop degli attacchi contro l’Ucraina»: mentre infatti Kiev e Mosca hanno sostanzialmente dato l’assenso ad un primo cessate il fuoco contro le strutture energetiche e le infrastrutture civili sui rispettivi campi di guerra, la tregua vera e completa resta ancora molto lontana, anche se si aspettano in tal senso novità già da Riad. Al 1124esimo giorno di battaglie ad est dell’Europa, la pioggia di droni contro le regioni ucraine proseguono, così come il tentativo di resistere per l’esercito di Zelensky all’offensiva russa nel Kursk per provare a riconquistarsi le zone perse in estate.
Al round di negoziati che tra oggi e domani riprendono in Arabia Saudita occorre ricordare che per il momento non si ha un unico tavolo ma si procede ancora con un duplice momento: oggi i colloqui tra americani e ucraini, domani tra staff Usa e quello in arrivo dalla Russia. Secondo quanto spiegato dal Cremlino, si è solo all’inizio di una lunga fase che potrebbe portare alla pace duratura, ma gli ostacoli e i temi sul tavolo sono ancora svariati.
A livello di diplomazia, per gli Usa partecipano ai summit di Riad l’inviato Kellogg e lo staff del consigliere per la Sicurezza Michael Waltz; per l’Ucraina invece presenti il Ministro della Difesa Umerov e il consigliere militare di Zelensky, Pavlo Palisa; da ultimo, la Russia invia il capo della Commissione della Duma Grigory Karasin con il consigliere del FSB (ex KGB).
È ANCORA GUERRA & PACE: IL PUNTO SUI NEGOZIATI DI PACE E LA “PROMESSA” DI TRUMP ENTRO PASQUA
Se la tregua di 30 giorni sui siti energetici dovrebbe entrare in funzione entro questa settimana, l’obiettivo per ora solo “sussurrato” da Washington e Mosca è quello di arrivare ad un cessate il fuoco definitivo entro la Pasqua cristiana (che quest’anno vede coincidere la data sia per cattolici che per ortodossi): non sarà affatto facile e probabilmente servirà un vertice in presenza tra Trump e Putin, sempre più all’ordine del giorno dei rispettivi staff negoziali. Intanto però da Bloomberg rilanciano il potenziale accordo per una tregua definitiva proprio entro il 20 aprile 2025, nonostante dal Cremlino abbiano lasciato filtrare che la Russia non ha immediata fretta per chiudere il dossier.
«Solo io posso far finire questa guerra insensata», ha detto il Presidente Trump in un’intervista domenicale ai media americani in riferimento ai nuovi negoziati al via oggi fra Usa-Ucraina e domani con la Russia. Con buoni rapporti intessuti in queste settimane con entrambi gli omologhi di Kiev e Mosca, il tycoon si auto-definisce l’unico in grado al momento di evitare la “terza guerra mondiale” a rischio potenziale nel prossimo futuro. Se già ieri Witkoff, l’inviato di Trump in Russia, aveva sottolineato come Putin in realtà non voglia conquistare l’intera Europa, i temi sul tavolo restano ampi e molto complessi, con ancora una volta l’Unione Europea sullo sfondo senza un vero ruolo primario.
In settimana si riuniranno a Parigi il vertice dei “volenterosi” per provare ad organizzare un cordone di Paesi Ue ed extra Ue per una garanzia di sicurezza all’Ucraina dopo la tregua in fase di negoziati al momento in Arabia Saudita. Da Macron a Starmer, passando per Giorgia Meloni e con la clamorosa apertura della Cina di Xi Jinping che si è detta disponibile a collaborare per allargare i cordoni dei “volenterosi”, esercitando il ruolo fondamentale di alleato russo e non ostile direttamente all’Occidente (con l’intento probabilmente di ridurre i dazi americani imposti da Trump).