La popolazione mondiale potrebbe decrescere molto prima del 2100, la data fissata dall’ONU. Uno studio ha rivisto al ribasso le stime delle Nazioni Unite, secondo le quali la popolazione mondiale è destinata a raggiungere il picco di 10,4 milioni di persone nel 2080, diminuendo leggermente attorno al 2100. Una crescita che sarebbe trainata soprattutto dai Paesi africani, dove vivrà un cittadino su tre. L’iniziativa Earth4All, per conto della Global Challenges Foundation, ha però un’altra visione sull’aumento – anzi, sulla decrescita – della popolazione mondiale.
Gli autori dello studio, pubblicato dal Club de Rome, ritengono che le stime dell’ONU siano basate “esclusivamente su dati demografici per estrapolare una tendenza storica”, mentre il modello di Earth4All “simula il complesso delle traiettorie di sviluppo socio-economico e i limiti planetari tra il 1980 e il 2100“. Lo ha spiegato Beniamino Callegari, professore associato all’Università Kristiania di Oslo e coautore dello studio, interpellato dal quotidiano francese Le Figaro. In pratica, le nuove stime prendono in considerazione gli effetti di interazione di aree molto diverse, come PIL, istruzione, salute, risorse, produttività e anche il riscaldamento globale. “Noi sosteniamo che l’attuale declino della fertilità, già molto visibile su scala globale, porrà fine alla la crescita della popolazione mondiale prima di quanto previsto dalle Nazioni Unite” spiega Callegari. Quindi, in quanti saremo nel 2050 e nel 2100?
Popolazione mondiale in calo, quanti saremo? Gli scenari possibili
Il primo dei modelli proposti da Earth4All si basa sull’ipotesi che continueremo a svilupparci nello stesso modo degli ultimi cinquant’anni. Se così dovesse essere, nel 2046 potremmo raggiungere i 9 miliardi di persone, con un declino a 7,3 miliardi nel 2100. Il secondo modello invece si basa sull’ipotesi di maggiori investimenti in termini di istruzione, salute, lotta alla povertà e alle disuguaglianze, oltre al ricorso alle energie green. In questo secondo scenario, nel 2040 potremmo essere 8,5 miliardi di persone, mentre nel 2100 saremmo appena 6 miliardi. Dati decisamente differenti rispetto a quelli ONU e che riflettono fenomeni già in atto.
Uno studio statunitense del 2020 aveva già rivisto al ribasso le stime dell’ONU, ipotizzando un tasso di fertilità di 1,66 figli per donna nel 2100. “L’empowerment delle donne, cioè la loro capacità di decidere il proprio destino in materia di istruzione, lavoro e vita familiare, è uno dei fattori che spiegano la differenza con le stime delle Nazioni Unite”, spiega Beniamino Callegari a Le Figaro. La popolazione mondiale potrebbe quindi crescere nei prossimi decenni per “inerzia demografica”, in quanto a livello globale ci sono molti adulti in età fertile e relativamente pochi anziani, mentre il quadro dopo il 2050 si fa più incerto.