«I musulmani saranno metà della popolazione in Italia nel 2100»: questo il dato più rilevante del “Primo rapporto sull’islamizzazione d’Europa”, curato dalla Fondazione FareFuturo con il supporto dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia. Il report evidenzia che, al primo gennaio 2019, i musulmani rappresentano il 30,1% degli stranieri residenti in Italia, in crescità di 127 unità rispetto al 2018: seguono i cristiani ortodossi (29,7%) ed i cattolici (18,6%). Lo studio sottolinea successivamente a proposito delle nazionalità che «la maggior parte dei musulmani stranieri residenti in Italia provengano dal Marocco (440mila), Albania (226mila), Bangladesh (141mila), Egitto (111mila) e Pakistan (106mila)». Una delle spiegazioni è legata al fatto che il tasso di fertilità delle donne musulmane sia il doppio di quelle italiane: di questo passo, dunque, tra 80 anni la popolazione italiana potrebbe constare per metà di persone di religione islamica.
LA RICETTA DI GIORGIA MELONI
Ma non solo, viene messo in luce nel report: un altro tema da prendere in considerazione è quello dei migranti, poiché «il 78% dei richiedenti asilo e degli immigrati irregolari che arrivano in Europa sono musulmani». Giorgia Meloni ha firmato un saggio pubblicato sul rapporto di FareFuturo, in cui ha affermato che «se è necessaria una certa quota di immigrazione, noi non abbiamo mai avuto alcun problema a chiedere di favorire chi ha origini italiane ed europee». Come riporta Adnkronos, la leader di Fratelli d’Italia ha poi citato l’esempio del Venezuela: «L’esempio banale è il caso Venezuela più di 20 milioni di abitanti di cui due milioni sono di origine italiana. Nello stato sudamericano vige il caos e in tanti soffrono la fame e le persecuzioni da parte del regime comunista di Maduro. Perché allora non prendere gli immigrati che dovessero servirci da lì? Lo stesso dovrebbe valere su scala continentale: favorire, quando necessario, l’immigrazione di origine europea e, in seconda battuta, un’immigrazione proveniente da Stati che hanno dimostrato i non creare problemi di integrazione o di sicurezza».