Neonato morto in culla termica a Bari, don Antonio Ruccia verso il rinvio a giudizio: chiuse le indagini, l'orizzonte del processo per il parroco
Neonato morto in culla termica a Bari, la Procura chiude le indagini e il parroco della chiesa di San Giovanni Battista in cui era installato il presidio, don Antonio Ruccia, va verso il processo. L’atto in questione è infatti consueto preambolo alla richiesta di rinvio a giudizio che apre quindi all’orizzonte di un dibattimento.
La terribile vicenda del piccolo, deceduto dopo essere stato lasciato in quel luogo dalla mamma con lo scopo di dargli comunque un futuro, finirà in tribunale e lì si decideranno le sorti giudiziarie del caso. Don Antonio Ruccia è accusato di omicidio colposo e con lui, riporta ANSA, il tenico che installò la culla nel 2014, Vincenzo Nanocchio. Quest’ultimo sarebbe intervenuto nel dicembre scorso, poco prima della tragedia, per sostituire l’alimentatore dopo la segnalazione di ripetuti blackout.
Neonato morto in culla termica a Bari, la ricostruzione del dramma secondo l’inchiesta
Secondo l’inchiesta della Procura di Bari, il neonato morto in culla termica a Bari era vivo quando fu lasciato lì dalla madre. Stando ai risultati dell’autopsia, il bimbo sarebbe deceduto per ipotermia in una finestra temporale che si aggirerebbe tra le 4 e le 10 ore successive.
Una serie di drammatici eventi avrebbe contribuito alla tragedia: dall’aria fredda dovuta a un problema all’impianto al mancato avvio dell’allarme automatico che deve scattare quando i sensori registrano l’occupazione delle culla, gli inquirenti lavorano da mesi alla ricostruzione della complessa vicenda tra valutazioni tecniche e perizie.