In un discorso pubblico Benjamin Netanyahu ha cantato vittoria per l'azione miliare in Iran: obbiettivi quasi raggiunti e Gaza ancora nel mirino
A poche ora dall’attacco in Iran condotto dagli USA e diretto verso i principali siti nucleari dello Stato islamico, il premier israeliano – che la guerra contro gli ayatollah l’ha iniziata – Benjamin Netanyahu ha diffuso una conferenza stampa tramite i principali canali statali di Tel Aviv, cantando una (forse eccessivamente anticipata) vittoria e precisando che per ora l’azione militare contro il regime di Ali Khamenei non è ancora conclusa, pur essendo prossima – a sua avviso – al raggiungimento degli obbiettivi prefissati.
Prima di arrivare alle parole di Benjamin Netanyahu è utile ricordare che dopo gli attacchi di ieri da parte degli USA non sembrano essersi registrate nuove azioni militari ad ampio raggio: attualmente l’esito effettivo (al di là della propaganda, da tutte e tre le parti coinvolte nel conflitto) dell’operazione “Martello di Mezzanotte” non è ancora noto, ma è già certo che la Guida Suprema dell’Iran in mattinata ha chiarito che “la punizione” contro Israele “continuerà”.

Secondo l’ayatollah, infatti, Israele e Benjamin Netanyahu – definiti da Khamenei “nemico sionista” – avrebbero compiuto “un grave errore” e un “grave crimine” che non resterà impunito; mentre al contempo già ieri gli USA avevano intimato allo stato islamico di deporre le armi e accettare gli accordi di non proliferazione nucleare, con Trump e il suo Segretario della Difesa Hegseth che si erano detti pronti a continuare a oltranza il conflitto nel caso in cui l’accordo dovesse nuovamente tracollare.
Benjamin Netanyahu: “Le operazioni a Gaza e Teheran apriranno a un futuro di pace e prosperità per il Medio Oriente”
Tornando a noi, nel suo discorso pubblico Benjamin Netanyahu ieri ha dichiarato che “stiamo procedendo passo dopo passa verso i nostri obbiettivi”, chiarendo che “siamo molto vicini a raggiungerli” ma senza (ovviamente) alcuna precisazione in merito a quali sarebbero effettivamente i target del conflitto avviato lo scorso venerdì: secondo il leader dello stato ebraico “stiamo eliminando la minaccia” del nucleare iraniano e gli attacchi statunitensi avrebbero – a suo avviso – “causato danni molto gravi”.
Dal conto suo Benjamin Netanyahu si è detto certo che “questo sia un regime che vuole eliminarci”, ragione per cui l’operazione sarebbe diventata necessaria, mirando a eliminare “due minacce concrete alla nostra esistenza“; mentre a chi chiede se fosse stato informato dell’operazione statunitense, l’israeliano ha confermato che “naturalmente lo sapevo in anticipo” esattamente come Trump – che definisce “un vero amico” – sapeva in anticipo “quando avremmo agito”, sottolineando che “il presidente Trump non ha posto alcuna condizione“.
Complessivamente, comunque, Benjamin Netanyahu ci tiene anche a precisare che nel frattempo “non distogliamo lo sguardo da Gaza” dato che le due operazioni militari sarebbero collegate tra loro al fine ultime di aprire “opportunità straordinarie” per tutto il Medio Oriente: secondo il premier ebraico, infatti, la distruzione delle capacità militari iraniane porterà a “un’espansione massiccia degli accordi di pace” e a un futuro di “sicurezza, prosperità e speranza”.