In Niger il passaggio dei migranti verso l’Europa è tornato legale due mesi fa, facendo sì che Agadez fosse nuovamente un crocevia per i subsahariani. La giunta militare, salita al potere dopo il colpo di stato del luglio 2023, come riportato da La Croix, ha infatti abrogato la legge del 2015 che criminalizzava il traffico di esuli alla frontiera, sostenendo che il testo fosse stato votato “sotto l’influenza di alcune potenze straniere”. Il riferimento è ovviamente all’n.
Non è prevista dunque più alcuna multa, né tantomeno la pena da due a trent’anni di reclusione. Anzi. Il business permette alla popolazione di muovere somme ingenti di denaro. L’economia migratoria infatti consente a molti di sopravvivere. “È una boccata d’aria fresca per la città, ne beneficiano tutti: trasportatori, commercianti, alberghi, distributori di benzina. La vita ricomincia!”, ha affermato Boubacar Halilou, ex promotore turistico trasformato ora in “coxer”, una sorta di intermediario tra autisti e migranti.
Niger è crocevia per migranti diretti in Europa: il business
L’Ue aveva finanziato in Niger dei programmi di riqualificazione per contrastare il passaggio dei migranti, offrendo un sussidio di 1,5 milioni di franchi CFA (2.300 euro) in modo da convincere alcuni trafficanti a cambiare carriera. I fondi non sono stati tuttavia sufficienti. Su 5.000 domande presentate, solo 300 sono state accettate. Dopo l’entrata in vigore della legge del 2015, c’è stata una disoccupazione forzata. Alcuni trasportatori si sono dedicati al traffico di droga, altri hanno preferito continuare con vie illegali, sperando di sfuggire ai controlli.
Adesso ciò non è più un problema. Con l’abrogazione della legge, l’iter è tornato ad essere legale e anche più sicuro. I migranti, che in caso di controlli venivano abbandonati nel deserto, ora possono affrontare il passaggio in comodità. Sul tema però resta aperto il dibattito con l’Europa. “Bisogna regolamentare il sistema. I caricamenti sono ripresi ma alcuni si fanno in strada in modo anarchico. Non sappiamo chi è l’autista, chi sono i passeggeri o dove vanno”, ha denunciato l’attivista Chehou Azizou, che coordina del progetto Alarme Phone Sahara in Niger. Il Governo invece non ne vuole sapere: “Siamo sempre stati un paese di transito, spetta ai paesi di destinazione gestirne i flussi, non a noi”, dice.