Riforma giustizia, Carlo Nordio: "Non è punitiva per magistrati". L'attacco al Pd: "Ha fatto una pericolosissima chiamata alle armi". Su caso Almasri...
La riforma della giustizia sta per diventare realtà, quindi, per il ministro Carlo Nordio, questo è il momento giusto per chiedere responsabilità, evitando una chiamata alle armi e un referendum pro o contro i magistrati.
Il Guardasigilli ne parla al Corriere della Sera, assicurando che la riforma non mette in pericolo l’equilibrio dei poteri, così come non si intacca l’autonomia e l’indipendenza delle toghe.
Per quanto riguarda i passaggi parlamentari, Nordio ricorda che separazione delle carriere e sorteggio per il Csm erano questioni intoccabili, mentre c’era apertura al dialogo sul resto, ma la risposta è stata scioperi e audizioni.
Da qui la convinzione che l’opposizione volesse far «sforare i termini della doppia lettura costituzionale»; infatti parla di un «tranello» in cui il governo non è caduto.
IL MONITO DI NORDIO AL PD
Il ministro non vuol sentir parlare di vendetta contro i magistrati, perché non si tratta di una riforma punitiva, anzi «li libera dai vincoli delle correnti», ma promette anche di voler evitare la politicizzazione del referendum. «Il Pd purtroppo ha già fatto una chiamata alle armi ai magistrati con il discorso di Franceschini in Parlamento. Ma questo è pericolosissimo», afferma il ministro della Giustizia, secondo cui la politica non dovrebbe tornare subalterna alle procure né va umiliata la magistratura.
LE CRITICHE ALLA RIFORMA GIUSTIZIA
Nordio difende anche il sorteggio per il Csm, sebbene non esista altrove; ma, d’altra parte, altrove non c’è neppure una magistratura dove ci si «scambia favori e nomine a pacchetto». Replica anche alle critiche del procuratore Nicola Gratteri, spiegando che, se è pur vero che la riforma della giustizia non velocizza i processi, d’altra parte sono stati effettuati altri interventi, e altri ancora sono in lavorazione, per affrontare questo problema; infatti rivendica il risultato relativo all’abbattimento del 27% degli arretrati dei processi civili. «E alla fine del 2026, per la prima volta nella storia, avremo colmato l’organico dei magistrati».
IL CASO ALMASRI
In riferimento al caso Almasri, che vede indagata Giusi Bartolozzi, suo capo di gabinetto, il ministro preferisce non pronunciarsi, se non per ricordare che la responsabilità, a livello politico e giuridico, dei suoi atti è solo sua. «Lei ha sempre e solo eseguito le mie direttive».
Non vuol sentir parlare di omissione in riferimento al ritardo nella sua risposta a Cpi e Corte d’Appello, visto che legalmente c’è il tempo per esaminare gli atti e interloquire con le istituzioni; ma coglie l’occasione anche per ricordare che il tribunale dei ministri «ha sforato tutti i termini».