Stati Uniti e Russia stanno trattando un accordo per la gestione congiunta del gasdotto Nordstream 2, ridisegnando gli equilibri energetici in Europa e trasformando la Germania in teatro di una silenziosa resa: secondo fonti vicine ai negoziati, l’intesa prevedrebbe la revoca delle sanzioni americane in cambio di forniture regolari di gas a prezzi politici, rendendo Berlino dipendente da un flusso controllato da Washington e Mosca.
In Germania, la crisi energetica ha ormai tolto spazio a ogni resistenza ideologica: l’inflazione morde, le famiglie affrontano bollette raddoppiate e le industrie chimiche fuggono verso paesi a basso costo e in questo contesto, il gas russo – un tempo motore della rinascita industriale post-riunificazione – torna a profilarsi come unica via d’emergenza, mentre il governo Scholz tace ufficialmente sul Nordstream 2, lasciandolo sospeso in un limbo carico di tensioni.
La gestione condivisa del gas rischia di trasformarsi in una trappola: Berlino, pensandosi al sicuro, potrebbe invece firmare una vera e propria resa energetica e gli impianti americani di liquefazione e i giacimenti siberiani potrebbero creare un duopolio capace di condizionare la politica tedesca a lungo termine, in un contesto dove la stabilità energetica diventa più illusoria che reale.
Nordstream 2 e la trappola tedesca: tra debiti con Mosca e pressioni USA
Il 40% delle famiglie con riscaldamento a gas ha visto i costi aumentare di quasi il 180% in un anno, mentre giganti come BASF delocalizzano verso mercati più competitivi, come la Cina; il potenziale di Nordstream 2 – con i suoi 55 miliardi di metri cubi annui – rappresenterebbe un sollievo immediato, ma il prezzo da pagare sarebbe una definitiva perdita di autonomia strategica.
Separare la questione delle sanzioni dall’utilizzo del gasdotto appare un esercizio teorico, mentre nella pratica la Germania rischia di diventare ostaggio di un equilibrio precario, in cui né Mosca né Washington sono realmente indipendenti l’una dall’altra; l’intera partita energetica rivela la fragilità di un’Europa sempre più marginale, infatti, se USA e Russia trattano da pari, Berlino – un tempo locomotiva del continente – si ritrova tra rincari insostenibili e soluzioni impraticabili.
Con il carbone relegato a causa climatica, il nucleare rifiutato per tabù politici e le rinnovabili ancora insufficienti, il gas resta l’unica ancora di salvezza e nel silenzio che avvolge le fabbriche spente e le case fredde, Mosca e Washington sembrano aver trovato un accordo perfetto: vendere lo stesso gas a clienti rivali, lasciandoli pagare il prezzo più alto.