A “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele, è stata raccontata la storia del piccolo Marco, che, nel 2005, a soli 46 giorni di vita fu operato per un presunto tumore al cervello, in realtà inesistente. Dopo l’intervento, il bambino rimase tetraplegico e visse per nove anni costantemente assistito dai suoi genitori Barbara e Valerio, i quali oggi chiedono giustizia: “Vogliamo sapere la verità su quello che è successo, perché esiste una verità. È stato riconosciuto il danno dell’intervento sbagliato, ma non è stato riconosciuto il fatto che questo danno ha condotto al decesso di nostro figlio. Questa è un’assurdità che non possiamo accettare”.
La madre del bimbo operato per un tumore inesistente ha aggiunto: “Io ho dovuto abbandonare il mio lavoro per seguire Marco. Era un bimbo speciale, ci dava tutto, anche se non reggeva il capo e lo si doveva curare continuamente. La sua morte ci ha trascinato in altri dolori, in altre sfide. Adesso dobbiamo cercare di fare emergere la verità”.
MARCO, OPERATO A 46 GIORNI PER UN TUMORE INESISTENTE. L’AVVOCATO CICCHETTI: “I MEDICI HANNO ERRATO”
L’avvocato Mario Cicchetti, a proposito della vicenda di Marco, operato al cervello per un tumore inesistente, ha commentato ai microfoni di “Storie Italiane”: “I medici hanno errato. Un bambino di 46 giorni è stato sottoposto a una craniotomia, che consiste nell’apertura dello scalpo per estrarre una massa, ritenuta in quel caso dai medici una neoplasia. In realtà è stato asportato del materiale cerebrale sano. Un errore madornale e macroscopico, che ha condotto il piccolo a una tetraplegia. Nei suoi nove anni di vita il piccolo è stato ricoverato continuamente in diversi ospedali italiani, fino al momento in cui, nel 2014, è purtroppo intervenuto il decesso”.
La consulenza tecnica del tribunale di Ferrara “ha riconosciuto la responsabilità dei sanitari intervenuti in quel momento, visto che al posto della craniotomia si sarebbe potuto fare un drenaggio ventricolare dall’esterno, che avrebbe semplicemente estratto quel liquido che si pensava fosse derivato da un tumore, in realtà inesistente. Chiediamo che la Corte d’Appello bolognese richieda una consulenza da parte di un collegio composto da più professionisti”.