Non ci sono dubbi per Claudio Descalzi sul fatto che il nucleare sia meglio del carbone, ma bisogna pensare anche al presente, oltre che al futuro. La questione non è solo politica, ma anche di buon senso. “Chi faceva il primo della classe sta sopravvivendo con il carbone“, ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni durante il convegno “Il nucleare sostenibile: L’Italia riparte” che si è tenuto nella sede del Consiglio regionale della Regione Lombardia e organizzato dal Dipartimento Ambiente della Lega coordinato da Riccardo Pase. Il riferimento è alla Germania, che ha spinto il Green deal e ha chiuso le centrali nucleari, ma poi è arrivata al 28% di utilizzo del carbone. Invece, chi ha puntato sul nucleare ha prezzi energetici più bassi.
“Il problema vero è che più ci sono rinnovabili più hai bisogno di una costanza e di una flessibilità. Il nucleare dà la costanza, il gas e il carbone danno la flessibilità, perché possono essere chiusi e aperti velocemente e nella giornata“, ha aggiunto Descalzi.
“RINNOVABILI? BASTA IDEOLOGIE, SERVONO SOLUZIONI CONCRETE”
Altro tema delicato è quello della crescita esponenziale della domanda di energia legata anche ai data center e all’intelligenza artificiale. “C’è una richiesta importante, siamo al 2%, arriveremo al 4% a livello mondiale“. Anche per l’Italia è prevista una crescita della domanda, quindi il nucleare può rispondere in maniera soddisfacente. “I data center stanno funzionando dove c’è un base load forte e dove ci sono bassi costi e questo te lo dà solo in questo momento il nucleare, il gas o il carbone“, ha proseguito l’amministratore delegato di Eni, secondo cui non si possono fare ragionamenti a livello di sviluppo dell’AI e di investimenti senza pensare a ciò che serve per alimentarla.
“Sappiamo che abbiamo bisogno di energia, ma anche di costi bassi“, ma la soluzione non è rappresentata dalle rinnovabili per Descalzi. “Tutte queste persone che vogliono tutto, ma poi danno soluzioni che sanno benissimo che servono solo a riempire politicamente un’ideologia, visto che probabilmente hanno scarsissimi contenuti politici all’interno, parlano di rinnovabili“. Le cose, invece, stanno diversamente.
Dall’ad di Eni arriva, quindi, un monito alla classe politica, che “deve valutare esattamente tutto lo spettro delle situazioni, non solo una parte, e poi siamo in democrazia, quando c’è tutto si decide, ma non possiamo solo raccontare una parte della storia“.
IL GAP DELL’EUROPA SULLA FUSIONE NUCLEARE
Infine, è stato sollecitato anche sul tema della fusione nucleare, che vede la Cina in vantaggio, anche se è partita più tardi. “L’Europa è partita prima di tutti, ma è quella più indietro, perché con l’iter abbiamo fatto una grande cattedrale, con tutto il rispetto per l’Europa“. Per l’ad di Eni il problema è che all’Ue manca la voglia di fare le cose e metterle sul terreno. “I nostri programmi come ENI e MIT è di arrivare al prototipo al 2027 e a una prima commercializzazione del 2031“, ha segnalato Descalzi, consapevole dello scetticismo circostante. La differenza con la Cina è che ci credono, investono e quindi possono accelerare.