La nuova strategia per la sicurezza nazionale Usa segna una netta discontinuità con il passato. Trump spiazza l’Ue, orfana delle vecchie élites americane

La Strategia per la sicurezza nazionale (SSN) appena pubblicata dalla Casa Bianca ha portata generale. L’Europa è una delle “regioni” affrontate, la terza in ordine di rilevanza, dopo le Americhe e l’Indo-Pacifico, prima del Medio Oriente e dell’Africa. Per quanto propagandistica e caricaturale in più punti, a cominciare dalla riaffermazione della teoria della sostituzione della popolazione autoctona europea, muove da un dato di realtà ancora negato nel discorso mainstream: l’insostenibilità economica, sociale, spirituale e geopolitica della regolazione neoliberista globale e ordoliberista nell’Ue, provata proprio dall’arrivo e dal ritorno di Donald Trump, oltre che dalla Brexit e dall’avanzata delle destre “sovraniste” ovunque nel vecchio continente.



Punta, innanzitutto, un bersaglio interno: le élites neocon, dominanti negli Stati Uniti dalla “fine della storia” sia nel Partito democratico, sia nel Partito repubblicano pre-Trump. Quindi, formalizza l’archiviazione del trentennio di fallimentari tentativi di esportazione della democrazia, praticati attraverso la finanza e i “liberi mercati” quando possibile; le armi, quando necessario.



Il testo è netto: “Cerchiamo di instaurare buoni rapporti e relazioni commerciali pacifiche con le nazioni del mondo, senza imporre loro cambiamenti democratici o sociali che si discostino notevolmente dalle loro tradizioni e dalla loro storia”. Nonostante la prospettiva di controllo “imperiale” sull’emisfero occidentale e di “America first” sul resto del pianeta, la SSN disegna una postura meno pericolosa per la pace e la sicurezza rispetto la stagione alle nostre spalle.

È irritante per le meglio classi dirigenti europee, in quanto sono state e continuano a essere, per filiazione politica diretta e per gli atti compiuti in prima persona, responsabili dell’allineamento alle direttive dell’establishment bipartisan rottamato da Donald Trump.



Per Starmer, Macron, Merz, per le leadership delle famiglie popolare, liberale, socialista, per le tecnocrazie di Bruxelles e Francoforte riconoscere la manifesta insostenibilità dell’ordine unipolare espresso da Washington dal 1989-91 e dell’Ue mercantilista di Maastricht allargata a 27 Stati, esaurirebbe la loro già scarsa legittimazione interna e le metterebbe definitivamente fuori gioco.

Sono irritate, in particolare, per la narrazione radicalmente contraddittoria con il mantra post 24 febbraio 2022. Il documento ricorda che “Gli alleati europei godono di un significativo vantaggio di hard power sulla Russia sotto quasi tutti gli aspetti, fatta eccezione per le armi nucleari”. Inoltre, segnala un altro dato incontrovertibile: “La guerra in Ucraina ha avuto l’effetto perverso di aumentare la dipendenza esterna dell’Europa, in particolare della Germania”.

Il premier britannico Keir Starmer (s) con il presidente francese Emmanuel Macron (Ansa)

Nella SSN, questa Europa, in specie questa Unione, viene sferzata oltremisura, ma l’Europa non viene abbandonata dallo Zio Sam. Il Presidente in carica, come tutte le amministrazioni precedenti, continua a riconoscere che “l’Europa rimane strategicamente e culturalmente vitale per gli Stati Uniti”.

Quindi nessun accenno nel testo alla riduzione di armi e soldati nella quarantina di basi militari consolidate da questa parte dell’Atlantico. Invece, preoccupazione per l’indisponibilità delle leadership europee alla presa d’atto del cambio di stagione e per la deriva della guerra permanente per affrontare la Russia, “minaccia esistenziale”.

Tale deriva mette a rischio la stabilità finanziaria globale dominata dai giganti di Wall Street e l’enorme interscambio commerciale tra le due sponde dell’oceano condiviso. Ma sopratutto rischia di tirare gli USA dentro un impegno bellico radicalmente divergente rispetto alla priorità assoluta della cooperazione-competizione-contenimento della Cina, oltre a rafforzare la presa di quest’ultima su Mosca e sulle sue risorse energetiche, minerarie e anche politico-militari “fuori casa”.

I nostri resistono al ritorno della Storia, della politica e dei popoli. Per tentare di salvarsi, si proclamano paladini a difesa dell’ultima fortezza di civiltà. Sarebbe necessaria discontinuità di linea e, inevitabilmente, di interpreti per proteggere davvero lavoratori, classi medie e democrazia;  per invertire la rotta e incominciare a cooperare per la “fine dignitosa” della guerra in Ucraina, per il riavvio delle relazioni culturali, politiche e commerciali con Mosca e per lo stop a ogni ulteriore allargamento dell’Ue.

Purtroppo, classi dirigenti alternative affidabili scarseggiano. Anzi, quelle “fuori sistema” che si consolidano in Francia, in Germania, nel Regno Unito, sostenute dalle truppe trumpiane, sono piuttosto preoccupanti.

P.S.: gli strumentali insulti dei tecno-oligarchi o della stessa amministrazione Trump all’Ue non giustificano la difesa dell’indifendibile: serrarsi a corte indebolisce le prospettiva di rianimazione dell’Europa della democrazia e del welfare.

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