TAGLI ALL’ASSEGNO UNICO NEL PACCHETTO FAMIGLIA
Un investimento da circa un miliardo di euro per la famiglia, nuovi aiuti per i figli nella prossima legge di Bilancio per il 2024. Il governo Meloni ha previsto il rafforzamento del bonus asilo nido per i figli successivo al primo, azzeramento dei contributi per le madri con almeno due figli che lavorano e un mese in più di congedo parentale pagato al 60%. Invece, per ora viene meno il potenziamento dell’assegno unico per i figli. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, si è preferito puntare su altre opzioni, usando le risorse in campo per sostenere la natalità, ma evitando di concentrarle tutta su una misura che tra l’altro, come ricorda il dipartimento per la Famiglia, è attualmente sotto procedura di infrazione a livello europeo.
Il governo ha dirottato altrove 350 milioni di fondi, che erano stati inizialmente stanziati per il contributo strutturale in vigore, ma rimasti finora inutilizzati. Oltre al previsto scostamento di bilancio, il decreto Anticipi, che libera quasi 28 miliardi (di cui 15 per il Superbonus), pesca 350 milioni dal fondo per la disabilità e altri 350 di risparmi da quello per l’assegno unico. Per quanto riguarda quest’ultimo, sono stimate risorse non assegnate per quasi 1,5 miliardi nel 2023. «Non si tratta di risparmi, ma di fondi non spesi a causa della mancata capacità di distribuzione. Andavano reinvestiti per rendere più ricca e più appetibile la misura», dichiara Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari.
NUOVI AIUTI PER I FIGLI: LE MISURE NELLA MANOVRA
Il Cdm dello scorso 16 ottobre ha presentato un pacchetto per la famiglia, in arrivo con la legge di Bilancio, che presenta tre nuove misure. In primis, nel 2024 per i nuclei familiari con Isee sotto i 40mila euro, il bonus nido passerà a 3.600 euro per i figli successivi al primo, se nel nucleo è presente un altro figlio sotto una certa età. Ora invece il bonus è fermo a 2.500 euro tra 25-40mila euro di Isee e arriva a 3mila euro l’anno sotto la soglia di 25mila euro. Il potenziamento, attivo solo per 12 mesi, sarà possibile grazie ad uno stanziamento aggiuntivo di 150 milioni di euro, che si aggiungerà alle risorse già attribuite a regime. Per contrastare denatalità, il governo punta sulla decontribuzione per le madri con almeno due figli: circa 1,35 milioni di lavoratrici (di cui 175mila con tre o più figli) a cui non verrà più chiesto di versare i contributi.
Se si somma ciò al taglio del cuneo fiscale e alla rimodulazione dell’Irpef, si ottiene una busta paga più generosa. Ma questa norma, spiega il Sole 24 Ore, è ancora in fase di definizione. Comunque, il costo a carico dello Stato dovrebbe aggirarsi sui 700 milioni di euro. Lo sgravio dovrebbe avere validità 12 mesi per le madri con due figli (di cui il più piccolo sotto i 10 anni) e di tre anni in via sperimentale per le madri con almeno tre figli (il più piccolo minorenne). Si tratta, dunque, di un’altra misura a “scadenza”, da rinnovare, come il potenziamento del bonus nido. «In pratica, si tolgono risorse da politiche strutturali per farne di non strutturali per un miliardo di euro. Ma per invertire la rotta demografica servono misure universali e più generose», commenta Bordignon. Ci sono poi circa 100 milioni per il congedo retribuito al 60%, di cui usufruire all’interno degli 11 mesi concessi nella totalità a entrambe i genitori.