NUOVI FOCOLAI AL SUD/ Pregliasco: sono casi di ritorno, come in Sud Corea
Nuovi focolai di Covid al Sud, uno a Caserta e uno in Calabria. C’è preoccupazione per chi si muove senza aver fatto dei test

Calabria a rischio: focolaio a Palmi e la Regione istituisce la zona rossa. Si ricomincia daccapo? È stato assunto un provvedimento che impone in due quartieri il divieto di allontanamento e di accesso. L’ordinanza fa seguito all’individuazione di otto casi cosiddetti di ritorno, cioè persone che da altre Regioni sono tornate a casa, e che, come scrive la Regione Calabria, “può peggiorare rapidamente dando luogo ad altri focolai non contenibili”. Paura e preoccupazione, dunque. È quello che sta succedendo anche a Pechino e in Corea del Sud? Ne abbiamo parlato con il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario della Fondazione Istituto “Sacra Famiglia” di Cesano Boscone (Milano) e membro dell’European Influenza Surveillance Scheme (Eiss): “Non possiamo mettere sotto test tutti i milioni di persone” spiega Pregliasco “che da adesso in poi si muoveranno per tutta l’estate. La popolazione è suscettibile, questa è la norma in qualsiasi epidemia: un rischio con cui dobbiamo convivere”. Un’estate, dunque, a rischio.
Il fatto che si tratti di contagio di ritorno vuol dire che queste otto persone non erano state sottoposte a test?
Non possiamo per ogni viaggio sottoporre ogni singola persona al test. Il tampone è come una polaroid, una istantanea, ma dopo tre secondi si potrebbe già essere positivi. I test di sierologia andrebbero comunque ripetuti, hanno una polarizzazione a distanza di tempo rispetto all’infezione. Una finestra di persone a rischio c’è, inutile far finta di niente.
Sta dicendo che, se volessimo evitare ogni possibile contagio, sarebbe meglio un’estate a casa?
Da un punto di vista strettamente sanitario sì, ma abbiamo visto come è difficile tenere la gente a casa due mesi. E poi ci sono tutte le implicazioni economiche. Se commettiamo stupidaggini, come è successo a Napoli dopo la vittoria della Coppa Italia, o se non abbiamo la capacità di organizzarci, i focolai possono scoppiare ovunque.
Fanno paura le spiagge libere dove non c’è nessun controllo. Essendo uno dei responsabili dell’emergenza sanitaria cosa ci consiglia?
Ci sono due aspetti. A livello di singole Regioni, ci vuole una capacità di tracing e di controllo serrato. Le persone invece usino la app Immuni e vivano con una serenità prudente, come abbiamo imparato in questi mesi, senza cadere nell’ipocondria o nella cosiddetta “sindrome della capanna” o del prigioniero.
I contagi che stanno tornando in Corea del Sud sono anch’essi casi di ritorno?
Assolutamente sì.
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