“Neanche un minuto per ogni auto, La catena è assai veloce, E il lavoro ti ha condotto, A odiare la 128”. Un lavoro intervallato, nei fine settimana, dalle “gite fuori porta” senza pensieri, dagli amici a Moncalieri.
Rino Gaetano, nel 1975, raccontava così la vita di un operaio come tanti della Fiat nei, per molti aspetti, gloriosi anni ’70. Una macchina, e una fabbrica, che erano un simbolo dell’Italia e del fare impresa “made in Italy”. Vi era sempre Gianni, l’Avvocato, a capo della famiglia, e la Juventus quell’anno vinceva il sedicesimo scudetto guidata dal capitano Pietro Anastasi.
In ben 50 anni il mondo è profondamente cambiato. La Juve, quest’anno, si è dovuta “accontentare” di un quarto posto che fa accedere alla “Champions”, ma dopo un anno molto tormentato. Soprattutto la Fiat, come l’abbiamo storicamente conosciuta, non esiste più, come non esiste una certa idea “operaistica” di Torino capitale “industriale” d’Italia.
Al posto di Fiat è nata Stellantis, una “mega” holding multinazionale con sede nei Paesi Bassi, produttrice di autoveicoli, nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Psa, con la sede legale ad Amsterdam, la sede operativa a Hoofddorp e che controlla ben quattordici marchi automobilistici: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, Fiat Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks e Vauxhall.
Il gruppo, oggi, ha siti produttivi, di proprietà o in joint venture, in ben ventinove Paesi situati tra Europa, America, Africa e Asia, e nel 2022 è risultato il 29º gruppo al mondo per fatturato nella Fortune Global 500.
In questo quadro è stato nominato amministratore delegato, o Ceo che fa più globale, Antonio Filosa, napoletano, classe 1973.
Laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano, Filosa è entrato in Fiat nel 1999. Negli anni ha scalato le gerarchie del gruppo e dal 2021 faceva già parte del team dirigenziale senior di Stellantis. Filosa ha guidato per anni le attività del gruppo in Sudamerica, portandolo a conquistare una posizione preminente in Brasile e in Argentina.
Come sempre in questi situazioni è doveroso augurare buon lavoro e buona fortuna al nuovo manager. In questo caso, probabilmente, gli auspici di buon lavoro sono un pò più calorosi sperando, o forse solo immaginando, che, vista la sua provenienza, Filosa ponga un sguardo più attento allo sviluppo, e al rafforzamento, della dimensione “italiana” di Stellantis.
È infatti impensabile tornare ai fasti del passato in cui la Fiat ha rappresentato, probabilmente, un elemento cardine della trasformazione, e modernizzazione, del nostro Paese e in cui Gianni Agnelli era una sorta di “Re” in un Paese repubblicano, ma l’automotive rimane un asset strategico per affrontare e vincere le sfide, e le transizioni, cruciali in corso.
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