FINANZA E POLITICA/ Suez, UniCredit, Generali (e giornali): se Re Caltagirone va nelle Gallie

- Gianni Credit

Francesco Gaetano Caltagirone sembra essere tutt’altro che in difficoltà dopo le elezioni amministrative di Roma. Tante i campi su cui può dire la sua, ricorda GIANNI CREDIT

Caltagirone_Francesco_R439 Francesco Gaetano Caltagirone (Lapresse)

L’intervista di Francesco Gaetano Caltagirone alla Stampa è stata immediatamente stuzziccante – per l’addetto ai lavori – per due ragioni: il “Re di Roma” non parla mai molto e mai a casaccio. E poi ha scelto di farlo sul quotidiano torinese: che – notoriamente – Caltagirone per anni si è mostrato interessato ad acquisire dalla famiglia Agnelli. I primi editori di quotidiani d’Italia, negli ultimi mesi, hanno profondamente ristrutturato il loro portafoglio di partecipazioni editoriali: hanno fuso la loro Stampa con Espresso-Repubblica e hanno liquidato il loro pacchetto di primi azionisti di Rcs (agevolando Urbano Cairo e Intesa Sanpaolo nella loro offerta vincente sul Corriere). Il risiko nella media industry nazionale non può non interessare l’editore di Messaggero, Mattino e Gazzettino: il quale, fra l’altro, si è reso protagonista di un clamoroso strappo con la Fieg.

La federazione degli editori aveva contestato le scelte di Caltagirone nella ristrutturazione produttiva dei suoi giornali. Ciò non toglie che impegnative razionalizzazioni attendano i due nuovi “campioni nazionali” (assieme al Sole 24 Ore) e che Caltagirone si stia guardando intorno: da finanziere-imprenditore è il primo a sapere che il suo gruppo avrà difficoltà crescenti a sopravvivere da solo e che d’altronde le sue testate restano ottime carte per sedersi al tavolo di gioco delle fusioni e acquisizioni.

Aggregare il suo polo editoriale a un gruppo più grande, più prestigioso, “più a Nord”: non sarebbe un’operazione fotocopia di quella industriale che Caltagirone ha voluto commentare sulla Stampa? Ha deciso di conferire due terzi circa del proprio 15,8% in Acea a Suez, il colosso francese già a sua volta partner industriale estero della multiutility romana dell’energia e dei servizi ambientali. Suez sarà ora con il 23,2% secondo azionista dopo il Comune di Roma (tuttora socio di maggioranza assoluta), mentre Caltagirone diventerà socio stabile di Suez con il 3,5%. Il nuovo partner italiano siederà a fianco del gigante francese dell’energia Engie (33,6%) e del polo bancario iberico La Caixa (5,7%). Un arrocco più controffensivo che difensivo per un uomo d’affari che poco più di un mese fa vendita dipinto come un “palazzinaro” capitolino duramente colpito dall’esito delle elezioni municipali a Roma. 

La vittoria schiacciante del M5S con Virginia Raggi e la pesante sconfitta sia dello sfidante Pd Roberto Giacchetti, sia del tentativo centrista di Alfio Marchini, a caldo, sembravano aver messo in difficoltà un “Re di Roma” che – soprattutto con il Messaggero – aveva condotto una campagna elettorale anti-Raggi: soprattutto contro un candidato sindaco programmaticamente ostile all’establishment finanziario collaterale a tutte le recenti amministrazioni del Campidoglio e chiamato ora a fronteggiare il dissesto finanziario e quello gestionale dei servizi comunali. Su questo fronte il primo capital gain politico dello swap azionario da 293 milioni, Caltagirone lo ha incassato subito: il presidente-direttore generale di Suez, Jean Louis de Chassaude, ha immediatamente dichiarato che “Roma ha grandi problemi da risolvere per il trattamento dei rifiuti e noi possiamo offrire soluzioni”. La Raggi deve ripulire strade e discariche, dai rifiuti e da amministrazioni fallimentari se non peggio? C’è un grande gruppo europeo pronto a farlo, E Caltagirone è a bordo: come “facilitatore” se serve, ma molto lontano da ogni “terra di mezzo” romana.

Ma Suez è anche un grande gruppo francese: come francese è oggi la guida delle Generali (Philippe Donnet) in cui Caltagirone sta incrementando la sua posizione di secondo azionista dietro Mediobanca (a sua volta presidiata da Vincent Bolloré, che attraverso la sua Vivendi controlla oggi Telecom Italia). E a un manager francese (Jean Pierre Mustier) è stato consegnato da un mese il timone di UniCredit: la prima banca italiana, di cui Caltagirone è azionista stabile (rappresentato in consiglio dal figlio Alessandro). Forse il “Re di Roma” sarebbe stato più felice di una scelta italiana ma ormai poco sembra importargli. Alla Stampa Caltagirone ha detto che Mustier sarà anche il suo Ceo in Piazza Gae Aulenti e che anzi è pronto a fare la sua parte nell’aumento di capitale in vista per UniCredit.

Per Caltagirone cittadino delle Gallie sembrano ormai lontanissime anche le altre esperienze di grande azionista bancario: come partecipante all’Opa di Unipol su Bnl nel 2005 (con noie giudiziarie superate) e poi di vicepresidente di Mps all’epoca dell’acquisizione di AntonVeneta.





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