La Germania, tramite una lobby automobilistica, chiede che le auto plug-in hybrid vengano mantenute oltre il 2035: le PHEV sopravvivranno?
In Germania si starebbe pensando a un escamotage per fare in modo che le auto PHEV, ovvero le plug-in hybrid, le cosiddette “ibride con la spina”, possano restare anche oltre il 2035, quando cioè scatterà il blocco alla vendita di motori diesel e benzina, in favore del solo elettrico. L’industria tedesca propone quindi che le ibride plug-in debbano essere obbligatoriamente ricaricate, di modo da assimilarle alle vetture a batteria, permettendone l’utilizzo. Forse non tutti sanno che le auto PHEV sono il perfetto ponte fra termico ed elettrico, in quanto sono dotate appunto di un motore a combustione interna e, nel contempo, di una batteria che si ricarica con la spina.
Sono vetture particolarmente popolari anche perché è un tipo di alimentazione adottata dai grandi marchi tedeschi, a cominciare da Volkswagen, quindi BMW, Mercedes e Audi. Il problema è che la maggior parte dei possessori di questi veicoli tende a ricaricare pochissimo la batteria, guidando quindi solo a benzina o diesel, ed è qui che è intervenuta Hildegard Müller, presidente della lobby automobilistica tedesca VDA, così come riportato da alcuni media nazionali, come il Frankfurter Allgemeine Zeitung.
È stata presentata una proposta attraverso la quale si chiarisce che coloro che non ricaricano le proprie auto plug-in hybrid dovrebbero subire una limitazione nella potenza del motore, quasi una sorta di blocco, inducendo quindi gli stessi automobilisti ad attaccare l’auto alla presa. “Tali misure incoraggiano specificamente la guida elettrica”, afferma Müller. L’obiettivo è quindi quello di “motivare” i conducenti di questi veicoli. “In futuro, i veicoli ibridi plug-in potrebbero essere progettati in modo che la ricarica regolare sia obbligatoria”, ha spiegato ancora la Müller.
OBBLIGO DI RICARICA PER LE PLUG-IN HYBRID: LA QUESTIONE DELLA DISTANZA
Una soluzione fattibile? Tecnologicamente sembrerebbe di sì, visto che si potrebbe appunto introdurre il blocco di cui sopra, “legando” il motore a benzina o diesel a quello a batteria, tramite un segnale che riceve l’avvenuta ricarica.
La proposta avanzata dalla VDA prevede però che la ricarica debba essere effettuata entro una distanza ben precisa, un percorso chilometrico definito, e qualora questa distanza dovesse essere troppo lunga, l’effetto della ricarica obbligatoria andrebbe perso, mentre, se fosse troppo breve, si andrebbe a creare un po’ di malcontento nei proprietari degli stessi veicoli, che sarebbero così costretti a ricaricare spesso e volentieri anche quando non necessario, con il rischio, tra l’altro, di danneggiare la batteria.
C’è poi da fare i conti con il problema dell’infrastruttura di ricarica: più ibride plug-in che ricaricano e più le colonnine vengono “intasate”, senza dimenticare il fatto che le stazioni non sono ancora presenti in un numero adeguato in tutta Europa.
OBBLIGO DI RICARICA PER LE PLUG-IN HYBRID: IL PROBLEMA DELLE EMISSIONI DELLE PHEV
Una situazione quindi piuttosto spinosa, anche perché c’è un ultimo fattore controverso da tenere in considerazione: il fatto che numerosi studi, fra cui uno recente da parte di T&E (Transport and Environment), hanno evidenziato come le auto ibride con la spina in realtà non sarebbero così “verdi” in quanto a emissioni di anidride carbonica come dichiarano le case, visto che la CO₂ prodotta sarebbe fino a cinque volte superiore ai dati indicati dalle stesse.
Ecco perché Bruxelles non sarebbe così propensa a una deroga nei confronti di questi tipi di veicoli dopo il 2035, andando in contrasto con gli standard di emissioni che dal 2027 diverranno ancora più severi. Tutto sarà quindi deciso entro la fine dell’anno, così come fatto sapere dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: Italia e Germania spingono per una forte revisione del ban, ma altre nazioni come Francia e Spagna la pensano in maniera differente; di conseguenza, bisognerà capire quale corrente di pensiero avrà la meglio.
“Un divieto rigido sulla tecnologia dei motori a combustione interna a partire dal 2035, indipendentemente dalla sua effettiva fattibilità, non solo metterebbe a repentaglio le competenze industriali fondamentali e la competitività della Germania come sede di produzione automobilistica, ma anche l’accettazione sociale complessiva dell’elettromobilità”, hanno fatto sapere i presidenti dei Länder tedeschi (le regioni), nella conferenza che si è tenuta la scorsa settimana.