Il mondo di oggi – diciamo più semplicemente l’Occidente – non si trova a contrastare la proposta culturale-sociale-educativa del cristianesimo: sembra “semplicemente” infischiarsene, vivendo come se la Chiesa e duemila anni di storia non fossero mai realmente esistiti. Stiamo esagerando (forse) ma non siamo distanti dall’accusa-allarme lanciato dallo storico e docente Guglielmo Forni Rosa nel suo ultimo volume “Cristianesimo e modernità”, trattato e analizzato da “Il Foglio” con Alfonso Berardinelli: le società di oggi sembrano vivere lontano dalle preoccupazioni e iterazioni della Chiesa di Cristo, «il nostro di modo di vivere in Occidente, di pensare, di fare economia e politica dimostra che non sanno che farsene del cristianesimo».
Un attacco molto netto che segnala il baratro che divide la Chiesa dalle modernità che ci circondano: il punto di analisi offerto da Forni, ma prima ancora da “Il Foglio”, è se «il cristianesimo e più in generale le religioni non siano divenute insensate, inoperanti, falsificate dal mondo attuale, da tutta la sua cultura materiale e mentale. Difficile negare che la liberaldemocrazia abbia radici ebraico-cristiane. Ma è certo che da sola non copre, neppure sul piano etico, la gamma di virtù e il tipo di vita che una religione richiede». L’analisi è particolarmente interessante dal momento che una religione non è prima di tutto un codice di leggi, regole e “disposizioni”: è una presenza, un incontro, qualcosa – scrive Berardinelli – «che ispiri l’intera vita». Ebbene, la domanda si fa pressante: per il mondo, la Chiesa di oggi rappresenta questa possibilità di “ispirazione”?
L’UMANESIMO, IL PAPA E IL POPOLO
Secondo il volume di Forni Rosa vi sono più di qualche dubbio in merito: «la modernità laica, illuministica e razionalistica, ha finito per legittimare la versione etica del cristianesimo come una forma di cultura adatta al mondo capitalistico-borghese e alle sue classi dominante». La critica dell’autore contro la modernizzazione assunta dalla Chiesa Cattolica è sfrenata e impietosa: «perché l’attuale organizzazione della vita, diretta in ultima analisi dalle grandi concentrazioni di potere privato, secondo criteri e valori che contraddicono punto per punto la concezione evangelica, carne contro spirito, guerra contro pace, presente contro futuro, perché questa organizzazione è completa- mente accettata dalla Chiesa cattolica?». Il secondo nodo è se quell’umanesimo evangelico richiamato da Papa Francesco nella sua “Evangelii Gaudium” possa bastare per invertire la (presunta) direzione della Chiesa: secondo Forni Rosa la risposta cristiana alle sfide di oggi è potenzialmente insufficiente e servirebbe una “lotta di popolo” per contrastare la deriva appiattita sulla modernità occidentale. Berardinelli si dice perplesso dalla “proposta”, noi proviamo ad uscire un attimo dal rischio di “intellettualismo” nel dibattito pur interessante sollevato: lo scorso settembre sul “Corriere della Sera” è stata pubblicata l’introduzione di Papa Francesco al nuova raccolta di testi del Papa Emerito Josep Ratzinger sul rapporto tra Europa e religione. «Ratzinger insegna, meglio di altri proprio colui che volle assumere il nome di Benedetto, anche per richiamare l’Europa alle sue radici —, alla base dell’Europa, della sua creatività, della sua sana prosperità e, prima di tutto, della sua umanità c’è l’umanesimo dell’incarnazione», scriveva non molti mesi fa Bergoglio. Benedetto XVI nei vari testi sull’Europa scriveva come «la figura di Gesù Cristo sta al centro della storia europea ed è il fondamento del vero umanesimo, di una nuova umanità. Perché se Dio è divenuto uomo, allora l’uomo acquisisce una dignità del tutto nuova. Se l’uomo invece è solo il prodotto di un’evoluzione casuale, allora la sua stessa umanità è un caso e così a un certo punto sarà possibile sacrificare l’uomo per scopi apparentemente superiori. Ma se Dio però ha creato e voluto ogni singolo uomo, le cose stanno in modo completamente diverso. E se Dio stesso è divenuto un uomo, se addirittura ha patito per l’uomo, allora l’uomo partecipa alla dignità propria di Dio. Chi erra su cosa è l’uomo, attacca Dio stesso». Sembra tutto perduto, come pare scorgersi dall’analisi sul “Foglio” di oggi? Oppure resta quella speranza incarnata da Benedetto e Francesco, secondo cui «Un motivo della mia speranza — scrive Papa Ratzinger — consiste nel fatto che il desiderio di Dio, la ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire»?