Le persone sono più veloci dei sistemi in cui operano. E vale soprattutto per gli imprenditori che sono mobili per definizione e fiutano il vento degli affari che abbiano o meno un master da esibire. È lo spirito animale a guidare le loro azioni e con quello si nasce. Ecco perché ciò che si osserva a livello micro spesso differisce da ciò che si argomenta a livello macro.
Facciamo un esempio. L’America di Trump a parole fa molto paura. In campo economico (oltre che militare) è molto aggressiva assumendo l’atteggiamento del suo Presidente che minaccia di non fare sconti a nessuno. Soprattutto a quell’Europa che si rende spesso e volentieri ingrata nei confronti di chi la difende in armi esitando nel prendere il suo posto, responsabilmente.
E mentre i Governi e le organizzazioni rappresentative indugiano nella lettura del quadro generale evidenziando i rischi di mercati sempre più ballerini e abitati da competitori spietati e vocati al proprio all’interesse molto più di prima – sconvolgendo il paradigma del capitalismo compassionevole -, i singoli operatori si danno da fare per smentire le voci dell’allarme.
Capita così che aumenti l’interesse delle nostre aziende ad andare a investire dove, al di là della retorica, gli affari sembrano più promettenti. E in particolare proprio in quegli Stati Uniti che dovrebbero rappresentare un serio spauracchio per la tenuta dei nostri interessi. In alta quota volano i paroloni, in basso ci s’intende per combinare qualcosa di utile e buono.
Mai come in questo momento, infatti, le amministrazioni della vecchia cara America – non tanto la centrale quanto quelle dei cinquanta singoli Stati – fanno a gara nell’attirare attenzione e risorse da chi si guarda intorno alla ricerca di sbocchi fortunati per i propri soldi. Questo fenomeno colpisce in pieno l’Italia e particolarmente il Mezzogiorno più pronto e vitale.
Sono davvero molte, infatti, le medie aziende che stanno tendendo l’orecchio alle lusinghe d’Oltreoceano perché sanno che i propri prodotti non hanno nulla da invidiare ai migliori del settore e si sentono mature per tentare il salto di qualità e dimensione che serve per prepararsi alla sfida. Non solo più esportare, ma radicarsi con propri stabilimenti e centri direzionali.
D’altra parte, la selezione si farà sempre più dura e cattiva. E solo chi dimostrerà di non aver paura di volare potrà passare indenne tra le turbolenze di questi tempi che nessuno sa quanto lunghi saranno. All’impaccio delle burocrazie che in Europa frenano e scoraggiano si contrappone lo spirito d’iniziativa e sopravvivenza di chi nelle difficoltà trova le soluzioni.
Sarebbe davvero interessante verificare che cosa potrebbe diventare il Paese se ci fosse un allineamento tra le politiche pubbliche e le capacità private. Se le prime riuscissero a diventare un amplificatore delle seconde. Troppi formalismi radicati nella cultura della carta a posto confliggono con la sostanza delle cose facendo perdere di vista obiettivi e minando il successo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.