Omicidio Denisa Paun, killer Vasile Frumuzache al telefono per 40 minuti la notte del delitto. Il detenuto che lo ha aggredito: "Ci sono altri cadaveri"
La notte dell’omicidio Denisa Paun, il suo assassino reo confesso, Vasile Frumuzache, era al telefono con un’altra persona. Il giallo è emerso nelle ultime ore dalle indagini degli inquirenti, che sospettano il coinvolgimento di altri soggetti in questa terribile vicenda.
Stando a quanto riportato da Repubblica, risulta che sia stato al telefono per 40 minuti e che fosse in contatto con un altro numero a lui intestato. Questa chiamata sarebbe partita da Prato, dove è avvenuto l’omicidio, e si sarebbe agganciata alle celle di Montecatini, vicino alla casa dell’uomo a Monsummano e al campo dove sono stati ritrovati i resti della escort romena e dell’altra sua vittima, Ana Maria Andrei.
OMICIDIO DENISA, CACCIA AI COMPLICI
Gli investigatori vogliono, quindi, risalire all’identità dell’altra persona. Non si esclude che possa trattarsi di qualcuno che doveva occuparsi dei figli (visto che la moglie era fuori casa) o di un complice, un soggetto coinvolto nel delitto, anche perché gli inquirenti ritengono che non possa aver decapitato e nascosto da solo il corpo di Denisa Paun. Potrebbe esserci anche una rete criminale più ampia, legata allo sfruttamento della prostituzione.
Nella sua auto sono stati trovati diversi cellulari (addirittura sei o sette), uno dei quali nascosto sotto il sedile. Dunque, si stanno conducendo esami approfonditi su questi dispositivi e su un PC sequestrato, alla ricerca di foto, video, messaggi ed e-mail. Si cercano anche prove di altre possibili vittime, perché l’altro sospetto è che possano essercene altre.
VASILE FRUMUZACHE, CI SONO ALTRE VITTIME?
Ad esempio, durante i rilievi nel cosiddetto “campo degli orrori” sono stati ritrovati altri slip da donna, che potrebbero appartenere a una terza vittima. A tal riguardo, c’è uno stralcio di un interrogatorio dell’uomo che ha aggredito Vasile Frumuzache in carcere, da cui si evince che potrebbero esserci altre vittime.
“Che me ne frega a me, ce ne sono altre da trovare“, avrebbe detto la guardia giurata di origine romena all’altro detenuto. Lo ha confermato il suo legale all’Adnkronos, precisando che Ana Maria Andrei non era la cugina del suo cliente, ma l’ex compagna.
L’avvocato Katia Giachino ha spiegato che il suo assistito avrebbe incalzato Vasile Frumuzache, dicendogli che doveva rendersi conto di cosa aveva fatto, cioè di aver ucciso due donne, ricevendo quella risposta che avrebbe spinto il detenuto all’aggressione. “A queste parole ha comunque assistito anche un terzo uomo, un compagno di cella, anche lui romeno“, ha chiarito il legale.