E’ arrivata nella giornata di ieri la sentenza riguardante il caso di Diabolik, così come era soprannominato Fabrizio Piscitelli, ultras della Lazio ucciso in un parco a Roma il 7 agosto del 2019. Come si legge sul sito di RaiNews ma anche su quello di numerosi altri organi di informazione, l’imputato Raoul Esteban Calderon è stato condannato all’ergastolo anche se i giudici non hanno riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso.
Diabolik era stato assassinato mentre si trovava su una panchina del parco degli Acquedotti al Tuscolano, una morte che era apparsa subito sospetta e collegata immediatamente al mondo della criminalità romana, e nella giornata di ieri è giunta la parola fine per Aleandro Musumeci, questo il vero nome del killer argentino, nato in quel di Buenos Aires nell’aprile del 1970.
OMICIDIO DIABOLIK, ERGASTOLO A CALDERON: LA SODDISFAZIONE DELLA SORELLA DI PISCITELLI
Soddisfatti i parenti di Fabrizio Piscitelli, a cominciare dalla sorella, parte civile nel processo insieme a mamma e fratello, che attraverso le pagine dell’Adnkronos ha commentato dicendo che una sentenza differente sarebbe stata il “capolavoro dell’ingiustizia”, per poi ironizzare sul venire meno l’aggravante del metodo mafioso “nonostante mio fratello sia stato identificato come un boss durante il processo”.
Ovviamente non è ancora chiusa la vicenda, visto che il processo (apertosi a febbraio 2023), ha visto solo scrivere la prima pagina, il primo grado, e gli avvocati del presunto killer sudamericano ricorreranno molto probabilmente in Appello e poi in Cassazione, ma per la sorella di Diabolik gli eventuali prossimi gradi di giudizio “non daranno esiti differenti”, che significherebbero la “morte della giustizia”. Per la sorella di Fabrizio Piscitelli è importante che il fratello “nonostante abbia fatto parte di questo sudiciume”, abbia avuto giustizia non soltanto per gli stessi famigliari ma anche per tutta la parte sana e civile della società.
OMICIDIO DIABOLIK, ERGASTOLO A CALDERON: LA DIFESA ANNUNCIA RICORSO IN APPELLO
Si auspica inoltre che si chiarisca una volta per tutte chi siano le persone coinvolte in questo brutale omicidio, per poi concludere con i ringraziamenti di rito nei confronti degli inquirenti, del giudice e dei suoi avvocati. La sorella di Piscitelli ha infine rivolto il proprio pensiero anche a quello che sembrerebbe essere l’assassino di suo fratello, appunto il 55enne argentino, a cui ha augurato di poter vivere il resto della sua vita in carcere (anche ai suoi committenti), con la stessa impassibilità e freddezza che ha dimostrato, domandandosi poi se riuscirà a non “improvvisare disturbi mentali o delle malattie incompatibili con la detenzione”.
Diverso ovviamente il punto di vista dei legali di Calderon, che si dicono convinti che il vero assassino dell’ex ultras della Lazio non sia il loro assistito, oltre ad essere soddisfatti per la caduta dell’aggravante del metodo mafioso, annunciando poi di ricorrere in Appello. La sensazione è che questa battaglia giudiziaria abbia ancora numerose cose da raccontare, staremo a vedere quello che accadrà durante il secondo step di questo processo.