IL CASO LILIANA RESINOVICH A “CHI L’HA VISTO?”
Sul caso della morte di Liliana Resinovich si riaccendono i riflettori di “Chi l’ha visto?“, che, nella nuova puntata di oggi, si occuperà anche delle ultime novità, a partire dagli accertamenti richiesti dagli inquirenti: dal cordino dei sacchetti attorno al capo di Lilly a quello delle tre chiavi trovate nella sua borsa, passando per il braccialetto tagliato a cui la donna teneva molto, tanto da regalarne uno uguale anche alla cognata e al nipote.
LA RICHIESTA DEI CONSULENTI DELLA DIFESA
Negli ultimi giorni sono intervenuti i consulenti della difesa: il medico legale Raffaele Barisani di Trieste e l’esperta forense Noemi Procopio, associata in Scienze forensi all’Università del Lancashire, nel Regno Unito, per chiedere una perizia collegiale multidisciplinare. Infatti, denunciano “troppe discrasie scientifiche” nelle analisi finora effettuate.
La consulenza della Cattaneo ha stabilito che la morte di Liliana Resinovich sia dovuta ad asfissia meccanica esterna, quindi soffocamento, senza escludere l’uso del sacchetto di plastica. Ma un punto controverso riguarda la frattura alla vertebra T2, perché la perizia sostiene che sia avvenuta poco prima della morte, forse per una manovra violenta; invece, i consulenti di Sebastiano Visintin, marito della donna indagato per omicidio, sostengono che non fosse presente nella TAC dell’8 gennaio 2022, tre giorni prima dell’autopsia.
Inoltre, non ci sono i segni tipici dei casi di asfissia, come lesioni esterne e petecchie (piccoli segni di emorragia); quindi, quelle della Cattaneo sarebbero deduzioni, non riscontri diretti.
LA DATA DELLA MORTE, IL MOVENTE E I NUOVI ACCERTAMENTI
Per quanto riguarda la data della morte, sono due le ipotesi di Procopio: Liliana Resinovich potrebbe essere morta 12 ore prima del ritrovamento, quindi il 4-5 gennaio, oppure il 14 dicembre, giorno della scomparsa, ma in tal caso il corpo sarebbe stato conservato. L’ipotesi del congelamento è però esclusa dalla Cattaneo e, peraltro, contestata dalla difesa stessa, pur ritenendola plausibile.
In riferimento al possibile movente, la difesa di Visintin sostiene che non vi siano prove schiaccianti. I pareri, quindi, sono contrapposti: alla luce di tutto ciò, i consulenti della difesa richiedono “accertamenti ulteriori, in sede di perizia terza d’ufficio“, che comprenda anche una “rivisitazione delle immagini e nuovi esami istologici sui tessuti di Liliana Resinovich“.
Ma c’è attenzione sui video GoPro registrati dall’uomo il giorno della scomparsa, perché, se fossero stati manipolati, allora il suo alibi vacillerebbe. Al fine di fare chiarezza su alcuni aspetti, la PM Ilaria Iozzi ha chiesto un incidente probatorio, quindi accertamenti tecnici irripetibili, su diversi reperti. Ad esempio, i sacchi sono stati rinvenuti puliti e integri, anche se sono rimasti nel bosco 22 giorni: un altro punto che suscita dubbi e perplessità.