Nuovo giro di sit nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Liliana Resinovich che vede attualmente indagato il marito della donna, Sebastiano Visintin. Secondo quanto riporta Quarto grado nella puntata del 25 aprile, gli inquirenti avrebbero sentito diversi testimoni contro l’uomo, persone che nutrirebbero dubbi, sospetti o perplessità sulla posizione del vedovo finito sotto la lente investigativa 3 anni dopo il ritrovamento del cadavere.
Sebastiano Visintin, dal canto suo, continua a respingere ogni ombra e addebito nonostante la pesantissima ipotesi di reato per cui risulta iscritto su decisione della Procura di Trieste: omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela con la vittima. I primi a sostenere un suo potenziale coinvolgimento nella morte di Lilly sono i parenti della stessa, anzitutto il fratello, Sergio Resinovich, e la cugina, Silvia Radin.
Omicidio Liliana Resinovich, il consulente di Sebastiano Visintin: “Suicidio non ancora escluso”
Raffaele Barisani è il medico legale consulente di Sebastiano Visintin nell’indagine sulla morte di Liliana Resinovich. Fu tra i primi a evidenziare le lesioni sospette sul corpo di Liliana Resinovich, ma oggi non si sente di escludere alcuno scenario dietro il decesso compreso quello del suicidio.
“La consulenza Cattaneo dice che c’è stata una asfissia meccanica derivata o da compressione da parte di terzi, o da avambraccio o da cuscino o da sacchetto, la ‘plastic bag suffucation’ già indicata da Costantinides nella prima autopsia. Il soffocamento dalle spalle provoca delle petecchie a livello della congiuntiva, dei puntini rossi nel bianco degli occhi che in Liliana non sono stati rilevati, mentre la ‘plastic bag suffucation’ non determina questo tipo di emorragia. La persona ha il sacchetto in testa, espira e inspira con una manovra dolce, poi perde i sensi e non ha l’istinto di toglierselo“.