Omicidio Liliana Resinovich, caso a Quarto Grado con le ultime notizie sulle indagini. Roberta Bruzzone parla di "verifiche serrate" su Sebastiano Visintin
OMICIDIO LILIANA RESINOVICH, I DUBBI SU SEBASTIANO VISINTIN
La fibra gialla trovata sul cadavere di Liliana Resinovich è uno degli elementi su cui sta indagando la procura di Trieste e che verrà approfondito nel corso della nuova puntata di Quarto Grado. Ci si chiede se quella fibra appartenga al marito della donna, Sebastiano Visintin, che da qualche settimana è indagato. L’uomo continua a ribadire di essere estraneo alla morte della moglie, ma ora le indagini degli inquirenti si soffermano anche su di lui. Secondo la criminologa Roberta Bruzzone, bisognerebbe valutare anche un altro aspetto, cioè la possibilità che Visintin abbia manomesso i video della GoPro per costruirsi un alibi.
D’altra parte, nell’intervista resa a MowMag ha precisato che, stando alla lettura degli atti precedenti all’archiviazione, quella verifica sarebbe stata fatta sulla memory card fornita alla procura. La criminologa dubita che Visintin possa avere le competenze per portare a termine quell’operazione e fa notare che, se non emergesse alcuna manipolazione da parte del vedovo di Liliana Resinovich e se era davvero in giro con la GoPro, allora sarebbe difficile collocarlo sull’eventuale scena del crimine. Bruzzone tende anche a escludere che possa essere stato aiuto, anche perché servirebbe una importante competenza a livello informatico.
OMICIDIO LILIANA RESINOVICH, IL REBUS DELLE CONSULENZE
In merito all’iscrizione di Sebastiano Visintin nel registro degli indagati, Roberta Bruzzone fa notare che, anche se non era mai stato indagato formalmente, era comunque stato attenzionato dagli inquirenti. La criminologa cita atti dell’inchiesta relativi alla prima richiesta di archiviazione per segnalare che ci sarebbero state serrate verifiche sul marito di Liliana Resinovich. Anzi, ritiene che sia stata la figura più attenzionata, anche alla luce dei sospetti nutriti dalla famiglia della donna. Nelle ultime settimane, però, c’è stato anche uno scontro sulle perizie.
A tal riguardo, Bruzzone ricorda che la prima consulenza sosteneva l’ipotesi del suicidio, avvalorata anche dal fatto che non erano emersi elementi incontrovertibili, mentre la seconda ha prodotto un risultato differente, quindi servono nuovi approfondimenti rispetto a quanto precedentemente esaminato, ma fa “fatica a pensare che possano portare a risultati straordinariamente sconvolgenti“. Pertanto, sulla posizione di Sebastiano Visintin, ritiene che sia stata “sicuramente in larga parte già vagliata, e loro avevano ritenuto che lui, quella mattina, fosse dove diceva di essere: cioè dentro il suo magazzino“.